Senza Filtro - Il risultato elettorale delle amministrative di Fabrica di Roma è stato scontato. I numeri davano ragione al candidato di Centro-Destra, che ha vinto, perdendo tuttavia circa 600 voti dal gruzzolo iniziale.
Se la lista Uniti per Fabrica avesse avuto a disposizione altre due settimane di campagna elettorale e avesse seriamente criticato coloro che hanno governato Fabrica negli ultimi 20 anni, avrebbe vinto la competizione elettorale. La tattica del buonismo, valida per chi governa, non premia chi non ha il potere, e come noi non aveva un retroterra di politica di opposizione. Ricordiamo ai lettori che il nostro gruppo di sinistra, aggregatosi intorno ai Ds negli ultimi tre mesi, risorgeva dalle devastazioni che aveva operato Scarnati dentro i Ds, che li ringraziava nel più gentile dei suoi modi per essere stato eletto con i suoi voti cinque anni prima.
La nostra coalizione, formata dai partiti della Sinistra, non si deve sciogliere, ma continuare il suo lavoro, tenendo ben presente di non aver paura di fare una politica di Sinistra.
I consiglieri di minoranza hanno l’obbligo morale di fare opposizione se chi governa la cosa pubblica dimostra di fare i propri interessi, mentre possono eventualmente collaborare con la maggioranza se questa si dimostra efficiente ed imparziale. Ma non possono mai, a priori, pensare di mettersi a disposizione della maggioranza per poter godere di propri personali benefici.
Se eventualmente ciò dovesse accadere all’interno della minoranza del consiglio comunale di Fabrica, la lacerazione tra la nostra sinistra di Uniti per Fabrica e il centro destra di Vivi Fabrica, diventerebbe insanabile. Una lacerazione, peraltro, che Scarnati sta ancora acuendo, con reiterate accuse alla segreteria Ds di Fabrica e provocatori abboccamenti alla segreteria Ds provinciale.
Tra la nostra sinistra e il centrodestra di Vivi Fabrica (non mi sono sbagliato, trattasi di centrodestra, ossia la Margherita più alcuni diessini, inveterati amici di Palmegiani, più l’entourage di Scarnati) va ricostruito un dialogo che azzeri i personalismi e costruisca delle serie intese politiche intorno a punti comuni.
Ma anche tra noi (Ds, Rifondazione Comunista, Verdi, Italia dei Valori) vanno chiarite molte incomprensioni ed ambiguità.
Innanzitutto dobbiamo dotarci di regole da rispettare; dobbiamo individuare dei leader da proporre per le prossime provinciali, regionali, comunali; dobbiamo far emergere una nuova classe politica, dacché i giovani tra i 20 e i 35 anni si mostrano refrattari alle cose della politica e della pubblica amministrazione. Per questi motivi penso che sia necessario un summit tra i rappresentanti locali e provinciali dei partiti della nostra colazione. Sarebbe il primo passo per cementare l’Unione e cercare di recuperare agli ideali i rappresentanti locali della Margherita e del centro.
Gualdo Anselmi