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Omicidio Rizzello - La ricostruzione del feroce assassinio di Civita Castellana
Ipotizzata la tentata violenza su Marcella
di Stefania Moretti
Viterbo - 17 maggio 2010 - ore 20,10

Fotogallery - La casa dell'omicidio - Slide

Fotogallery - Casa dell'omicidio

Fotogallery - Dossier omicidio Rizzello

Giorgio De Vito, l'uomo arrestato per l'omicidio di Marcella
La donna polacca fermata
Marcella Rizzello con la sua bambina Giada e il convivente
Il letto e la casa dove è avvenuto l'omicidio
Un borsa sporca di sangue
Le tracce lasciate dall'omiicida
Il giardino della casa della vittima
Il tinello della casa della vittima
Il cornetto portato dal convivente della vittima
La cucina
La bottiglia ritrovata tra le gambe della vittima
I segni della colluttazione
Gli uomini del Ris in azione
La conferenza stampa dei carabinieri
Luigi Ripani del Ris
Dino Guida comandante provinciale dei carabinieri
Il capitano Sergio Santon, comandante nucleo investigativo
Stefano Leuzzi, comandante dell compagnia di Civita
Il padre della vittima, Pasquale Rizzello
L'avvocato della famiglia della vittima
- Un tentativo di furto finito in tragedia.

E' questo il movente dell'omicidio di Marcella Rizzello, la trentenne uccisa il 3 febbraio nella sua villetta di Civita Castellana, in via dei Latini.

Una vicenda che ha tenuto impegnati i carabinieri di Civita e Viterbo per più di tre mesi, e che è giunta all'epilogo soltanto oggi.

Le persone fermate dai carabinieri, al momento, sono due, un uomo e una donna, accusati di omicidio in concorso.

Di quest'ultima non sono state rese note le generalità. Quel che è certo, per ora, è che è polacca, ha circa trent'anni ed è stata fermata su decreto della polizia giudiziaria.

Secondo gli investigatori, era presente sulla scena del delitto, ma, al momento, il suo ruolo nell'assassinio non è ancora chiaro.

Sarà la donna stessa, interrogata in queste ore, a dover spiegare cosa ci facesse, quel giorno, nella villetta di via dei Latini.

Quanto all'uomo, il 35enne napoletano Giorgio De Vito, i carabinieri non sembrano avere dubbi. Il colonnello Giorgio Dino Guida lo etichetta come "il sicuro responsabile dell'omicidio".

Il 35enne sarebbe entrato nella villetta con facilità. Le chiavi erano nella toppa. De Vito non avrebbe fatto altro che girarle e spingere la porta. Stella, il pastore tedesco di Marcella, all'arrivo dell'uomo è scappato dal cancello. Ecco perché nessuno lo ha sentito abbaiare.

I carabinieri non hanno trovato l'arma del delitto. Ma secondo la loro ricostruzione, appena entrato in casa, De Vito avrebbe preso un coltello in cucina, per poi raggiungere la camera da letto, dove si trovava Marcella con la piccola Giada.

La donna ha cercato con tutte le sue forze di resistere al suo assassino. Nella foga, Marcella e l'omicida hanno sfondato la porta della stanza. Segno di una colluttazione violentissima, finita solo quando Marcella, accoltellata a morte alla gola, non ha più potuto difendersi.

Non è escluso che De Vito, denunciato più volte per molestie ai danni di donne, abbia cercato di violentare la sua vittima. Ma questa, al momento, resta una semplice ipotesi che non trova conferma in alcun dato concreto.

A incastrare De Vito, le molte tracce da lui lasciate, non solo in camera da letto, dove Marcella è stata trovata cadavere, ma anche nelle altre stanze della casa.

"Durante l'aggressione alla vittima, De Vito si è tagliato - spiega il capitano Sergio Santon, comandante del nucleo investigativo -. Poi si è lavato le mani e se le è asciugate in un accappatoio, appoggiato su una sedia in cucina. Non si è accorto di aver perso del sangue e di averne lasciato delle macchie sull'accappatoio".

Sarebbero cinque, in tutto, le tracce ematiche di De Vito. A queste si aggiungono le impronte lasciate dall'uomo in casa, tra cui quella sulla maniglia della porta del bagno. Elementi che hanno consentito di risalire al dna del 35enne napoletano, trasformandosi in prove schiaccianti contro di lui.

Dopo l'omicidio De Vito ha girato a lungo per la villetta. Ne è uscito soltanto dopo essersi impossessato di un portafogli con 100 euro all'interno. Poi è fuggito indisturbato.

Sono stati gli accertamenti biologici e dattiloscopici a inchiodarlo. Ora si trova a Mammagialla, già in carcere dal 12 maggio per aver accoltellato un 39enne di Fabrica di Roma. All'origine della lite, la stessa donna polacca fermata dai carabinieri, della quale De Vito era morbosamente geloso.

L'interrogatorio di garanzia per il 35enne napoletano si terrà entro due giorni.

Domani, invece, De Vito sarà interrogato dal pm Renzo Petroselli.


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