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Viterbo - Il quadro ritrae l'attentato alla Pietà di Michelangelo
Un'opera di Luigi Zucchi a San Pietro
Viterbo - 21 maggio 2010 - ore 3,55

L'opera di Luigi Zucchi
Luigi Zucchi
Roma 1972. Luigi Zucchi dona a Marco Ottaggio il modellino del “Volo D’Angeli” e un quadro in occasione dell’incontro commemorativo
- Un quadro di Luigi Zucchi a San Pietro.

La Pietà di Michelangelo presa a martellate da un folle. Un oltraggio all'opera d'arte del quale Luigi Zucchi fu testimone e che lo impressionò a tal punto da indurlo a dedicargli un quadro, ora esposto nella basilica di San Pietro.

Era il 21 maggio 1972, giorno della Pentecoste, e Luigi Zucchi stava svolgendo il servizio militare presso i vigili del fuoco di Roma.

All’interno della basilica di San Pietro, improvvisamente, un geologo australiano di origini ungheresi, Laszlo Toth, eludendo la sorveglianza vaticana, vibrò quindici martellate sulla Pietà di Michelangelo, mentre gridava "sono Gesù Cristo". Un commilitone di Zucchi, Marco Ottaggio, riuscì a fermarlo, evitando la distruzione dell'opera.

Ottaggio, per questo gesto eroico, fu decorato dal corpo dei vigili del fuoco di Roma, ricevendo onorificenze anche dalla Santa Sede, nella persona di S.S. Paolo VI.

Questo evento imprevedibile e folle a un'opera d’arte tra le più famose al mondo, scosse l’allora giovane artista Luigi, già alle prese dal 1967 con la realizzazione della Macchina di Santa Rosa “Volo d’Angeli”, di cui curò insieme al padre Giuseppe ogni particolare fino al 1978, divenendo la Macchina di Santa Rosa più amata e indimenticabile del XX secolo.

Zucchi, fu talmente colpito dall'atto vandalico, che ebbe l’ispirazione di realizzare un quadro.

Con quest'opera Zucchi ha rappresentato quella scena folle con l’ingenuità dell’arte popolare: la Pietà è minacciata da un'arma acuminata ma il vigile del fuoco rappresentato da una fiamma, blocca tenacemente il ferro. E’ una testimonianza semplice di quel gesto eroico umanamente intensa e suggestiva.

L’opera fu firmata dall’autore “L. Zucchi Viterbo” aggiungendo una targhetta sulla base della cornice con la dicitura : Dono di Marco Ottaggio a S.S. Paolo VI.

Tale opera era destinata a essere donata a sua santità da parte di Marco Ottaggio, in occasione del ricevimento in suo onore presso la Santa Sede.

Purtroppo, per una serie di vicissitudini, la cerimonia non fu effettuata e il quadro rimase custodito presso lo studio artistico di Zucchi.

Nell'84, in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Viterbo, il quadro venne esposto all’interno del chiostro del Santuario della Quercia e venne presentato e descritto dall’allora parroco don Sante Bagnaia. Il papa, rimasto colpito, accettò volentieri il dono, decidendo di trasferirlo a Roma presso la Santa Sede.

Attualmente, il quadro risulta essere stato esposto in diverse occasioni nella basilica di San Pietro e ciò è testimoniato da alcuni viterbesi che, recatesi a San Pietro, ne hanno testimoniano la presenza.


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