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Tribunale - Giorgio De Vito e Mariola Henrycha Michta di fronte al gup Rigato
Omicidio Rizzello, parte il processo
Viterbo - 31 marzo 2011 - ore 1,30


Trentenne uccisa a coltellate davanti alla figlia di 14 mesi
Dossier Omicidio Rizzello
Giorgio De Vito
Mariola Henrycka Michta
La vittima, Marcella Rizzello
Il pm titolare dell'inchiesta Renzo Petroselli
L'avvocato di De Vito, Enrico Valentini
L'avvocato di De Vito, Mario Rosati
L'avvocato della Michta, Roberto Fava
- Parte il processo per l'omicidio Rizzello.

Si apre questa mattina il processo a Giorgio De Vito e Mariola Henrycka Michta, accusati dell'omicidio di Marcella Rizzello.

I due ex amanti compariranno di fronte al gup Francesco Rigato per essere giudicati con rito abbreviato.

L'udienza era stata fissata per il 13 gennaio, quando per la Michta e De Vito sarebbe dovuto iniziare il processo con rito immediato davanti ai giudici togati e popolari della Corte d'Assise.

Invece le istanze di rito abbreviato presentate dai difensori sono state accolte e la prima udienza del dibattimento è slittata a questa mattina.

Ad assistere De Vito, gli avvocati Enrico Valentini e Mario Rosati, meglio conosciuti come legali di Paolo Esposito nel processo di Gradoli. “Ho chiesto per De Vito il giudizio abbreviato, condizionato alla perizia psichiatrica – afferma Valentini -. Come prima cosa, credo sia meglio accertare la capacità di intendere e di volere del mio assistito e poi, eventualmente, discutere sulle sue responsabilità”.

Richiesta alla quale, quasi certamente, si opporrà l'accusa, rappresentata da Renzo Petroselli, secondo il quale, la mattina del 3 febbraio, De Vito e la Michta sarebbero entrati in casa Rizzello per rubare. Nella villetta, però, trovarono Marcella, 30enne di Civita Castellana, e la figlia di appena 14 mesi. La donna fu accoltellata dal suo assassino davanti alla piccola. A trovarla cadavere, in camera da letto, in un lago di sangue, sarà il suo compagno Francesco Vincenzi.

Non avanzerà, invece, alcuna richiesta il legale della Michta, Roberto Fava, secondo il quale, la polacca non sarebbe coinvolta nel delitto, ma si sarebbe trovata di fronte a un tentativo di furto degenerato in tragedia.


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