Viterbo 17 febbraio 2005 - ore 21,30 - Senza Filtro - Sì, siamo decisamente in presenza di una buona annata per le nostre nocciole. Ma, perché non si ripresentino le difficoltà affrontate nel 2002 e nel 2003, è necessario che si adottino provvedimenti strutturali e, in particolare, si attivino strumenti a sostegno della qualità, dando un colpo dacceleratore alliter per il riconoscimento della Dop. E questo il punto di vista di Giuseppe Parroncini, consigliere regionale Ds, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Regione.
I dati dellUfficio Statistica della Camera di Commercio di Viterbo ci dicono che il prezzo della Nocciola Tonda Gentile Romana è salito dai 2,46 euro punto resa del 2003 ai 4,17 euro punto resa del 2004, fino agli attuali 7,50 euro punto resa. Ciò vuol dire che un quintale di nocciole spunta, oggi, un prezzo di circa 400 euro, ovvero che dal mese di luglio 2003, quando oltre trecento trattori invasero la città di Viterbo per denunciare la profonda crisi del settore, il prezzo è triplicato. Ma non possiamo non considerare -osserva Parroncini- la situazione del tutto particolare verificatasi in Turchia, dove il gelo ha colpito la produzione di nocciole, cosicché si sono drasticamente ridotti i quantitativi che quel Paese destinava alle esportazioni, facendo una concorrenza spietata, dati i minori costi di produzione, al prodotto italiano.
Se la Turchia tornasse a fornire la produzione standard (la capacità produttiva di questo Paese è 6-7 volte quella dellItalia), il settore rischierebbe di ripiombare nella crisi. E perciò urgente -propone il consigliere regionale- adottare misure efficaci per salvaguardare e per valorizzare la nocciolicoltura della Tuscia, innanzitutto attraverso lo strumento della Dop per la nocciola. A questo proposito, dobbiamo constatare linerzia delle istituzioni preposte: la Regione e lo stesso governo nazionale, che, tramite il Ministero per le Politiche Agricole, tiene bloccata la pratica di riconoscimento della Denominazione di origine protetta. E dunque non si procede alla pubblica audizione. Come, del resto, accade per la castagna, altro importante frutto dei Monti Cimini.
Servono dunque, secondo i Ds, politiche mirate di sostegno e che favoriscano la tracciabilità del prodotto, così come provvedimenti a favore dellaccorpamento fondiario. Perché -conclude Parroncini- la coltura del nocciolo rappresenta un grande patrimonio per il territorio e per il mantenimento di un tessuto di relazioni economiche vitale.