Viterbo 18 febbraio 2005 - ore 21,30 - E dentro il polo continua la diaspora. Dopo che Ugo Gigli ha deciso di correre con una sua lista, lala Laico Socialista di Beno Salvatori e Luigino Parazzoli ha deciso di lasciare il partito. Ieri hanno riconsegnato le tessere e inviato una lettera a Silvio Berlusconi con cui si contesta loperato del commissario Viceconte e le sue strategie elettorali.
Sul piede di guerra anche il consigliere provinciale uscente di An, Paolo Bianchini, che non ha nessuna intenzione di firmare per accettare la candidatura nel collegio di Nepi e si scaglia contro Bonatesta. Bonatesta - afferma Bianchini - continua a sfasciare, noi a unire. Questo sia nel partito che nella Casa delle Libertà.
La lettera a Berlusconi di Beno Salvatori e Luigino Parazzoli
Alla cortese attenzione del presidente di F. I. Onorevole Silvio Berlusconi
e p.c.:
al Coordinatore Regionale F.I. On. Antonio Tajani
al Commissario Provinciale di Viterbo On. Guido Viceconte
Le vicende politiche degli ultimi mesi e le decisioni assunte in merito alle candidature per le elezioni regionali e provinciali,dal commissario onorevole Viceconte, teleguidato dal coordinatore regionale onorevole Antonio Tajani e dal "candidato a tutto" onorevole Nando Gigli, ci hanno convinto a riconsegnare le tessere di iscrizione, (si allega a tale proposito la copia del versamento delle quote recentemente efffettuato).
Non dubitiamo che altri iscritti a noi vicini seguiranno il nostro esempio.
Non si può infatti restare in un partito dove le decisioni vengono prese senza mai un dibattito democratico e un confronto reale tra le varie posizioni leggittimamente presenti.
Nè si può offrire il sostegno a delle candidature che sono esattamente l'opposto a quanto da lei, On. Presidente, giustamente auspicato: evitare cioè che i soliti professionisti della politica siano di nuovo candidati a ricoprire ruoli istituzionali quali consigliere regionale e Presidente della provincia.
Ciò che è esattamente avvenuto a Viterbo. La "Casa delle Libertà", come lei a voluto chiamare la coalizione si è trasformata nella "casa delle oppressioni", del menefreghismo, della occupazione permanente delle poltrone come unico obiettivo.