Senza Filtro -In qualità di docente, di genitore di due figli in età scolare e di iscritto al sindacato Cobas della scuola ho avuto modo di acquisire conoscenze e sensibilità intorno ad una sperimentazione che da qualche anno sta interessando la scuola superiore e che il 28 e il 29 novembre 2005, coinvolgerà i bambini di seconda e quarta elementare: mi riferisco alla somministrazione del test Invalsi.
L'Invalsi è listituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione: un organismo controllato direttamente dal ministero dell'Istruzione.
Cosa sono i test Invalsi? Sono domande di matematica, italiano e scienze cui si risponde con crocette. Non sono costruite classe per classe, scuola per scuola, tarati sui bambini e le bambine che li affronteranno, ma sono uguali in tutta Italia.
A cosa servono? Non sono fatti per insegnare, ma per misurare i bambini (tanto che gli insegnanti non possono parlare con gli allievi). Non si occupano di creatività, di conoscenze articolate, di idee degli alunni perché questi aspetti del sapere non possono essere ridotti a crocette e quindi sono stati esclusi.
Il fine è quello di valutare la bravura delle scuole, distinguere quelle di serie A da quelle di serie B, raccogliere dati su insegnanti e su alunni.
Quali sono le modalità di svolgimento? I test vengono somministrati da insegnanti di altre classi che non possono rispondere a domande riguardanti il contenuto dei quesiti; ai bambini non è concesso il prolungamento del breve tempo a disposizione; in nessun caso è consentito l'uso del dizionario, l'uso di gomme per cancellare ed è reso obbligatorio l'uso della penna biro.
Queste modalità, più rigide di quelle di un concorso, sottopongono i bambini ad un inutile stress.
Ad ogni alunno corrisponde un codice. In questo modo è garantito l'anonimato?
Ciò costituisce una violazione delle disposizioni sulla "privacy"?
Che rischi comportano? Ovviamente le scuole risultate "meno brave" dovranno dedicare più tempo ad una didattica fatta di test, di domande secche; così gli insegnanti perderanno meno tempo per ascoltare e per relazionarsi con gli allievi poiché dovranno allenarli a superare con successo le prove Invalsi che verificheranno obiettivi di programma estremamente specifici secondo le modalità particolari del test a risposta chiusa e mortificheranno la libertà di insegnamento costringendo gli insegnanti ad inseguire i programmi ed a privilegiare la modalità didattica del quiz.
Si tratta di un rischio molto grande. La scuola elementare ha il dovere di garantire una didattica che rispetti i tempi del bambino, che preveda momenti di ascolto, che insegni ad apprendere dall' errore, discutendolo, comprendendolo insieme all'allievo.
Poiché i test non tengono conto delle diversità, dei percorsi, dei contesti ambientali, si creeranno discriminazioni tra le scuole a seconda delle condizioni sociali del territorio in cui sono inserite.
Approfondimento, creatività, collaborazione finiranno per divenire elementi secondari ed i bambini con maggiore difficoltà rischieranno di diventare un problema per la classe e le sue prospettive di punteggio, come succede in Inghilterra dove Per lalunno che ha bisogno di sostegno, a cui manca il necessario inserimento, che è appena arrivato nel paese e sta ancora imparando linglese, leffetto di questa classificazione cruda è disastroso.
Perde la speranza, si vede come uno stupido. I risultati sono chiari. Il curriculum diventa rigido e gli insegnanti insegnano per i test. Le attività creative, la storia, la geografia, larte, le attività pratiche nelle scienze e la tecnologia scompaiono. I ragazzi praticano i test
I test non sono obbligatori (anche se Invalsi, Miur e dirigenti dicono di sì), contrastano con la legge sullautonomia, non sono previsti dalla stessa riforma Moratti (legge delega 53) e nemmeno dal decreto applicativo n.59. Lunico riferimento dei test sono le Indicazioni nazionali, ancora provvisorie e mai legittimate dal governo attraverso i necessari passaggi legislativi. Anche a livello sindacale, Cobas e CGIL si sono espressi contro lobbligatorietà dei test.
Cosa si può fare per opporsi?
I docenti possono adoperarsi affinché nelle sedi Collegiali si decida la non attuazione dei test per attenersi legittimamente al Piano delle attività formative previsto dalla scuola.
Dove non si è riusciti a bloccare la somministrazione dei test, si possono mettere in atto tutte le pratiche di spiegazione, discussione e aiuto e tutte le strategie didattiche di insegnamento utili a far comprendere agli alunni i test e gli argomenti a cui si riferiscono
I genitori hanno una parte importantissima e diritti inalienabili in questa vicenda.
Possono chiedere un incontro alla scuola sulla questione Invalsi, con la presenza di diverse posizioni, presentare documenti da approvare nei Consigli e nei Comitati, denunciare la scarsa informazione sulla tutela della privacy, sulla non obbligatorietà e mettere in atto tutte le forme di opposizione possibili per la tutela dei propri figli e del futuro della scuola di tutti.
Marco Prestininzi