Giuseppe Parroncini, capogruppo dei Ds alla Pisana Riorganizzare la sanità la sfida della Regione Viterbo 26 novembre 2005 - ore 1,10
Senza Filtro -Riorganizzazione: ecco la direzione scelta dalla Regione per lo sviluppo del sistema sanitario laziale. Un lavoro impegnativo, che deve coniugare compatibilità economiche e coesione sociale. Una impresa difficilissima, vista la pesante eredità che abbiamo ricevuto. Ma non possiamo fallire, perché soprattutto in questo settore ci giochiamo, come amministratori, la nostra credibilità. E questa la premessa fatta da Giuseppe Parroncini, capogruppo dei Ds alla Pisana, che ha tenuto ieri pomeriggio, in una affollatissima sala delle conferenze della provincia, la relazione introduttiva al convegno promosso dalla Federazione di Viterbo dei Ds sul tema: Sanità pubblica, di qualità, presente lassessore regionale alla Sanità, Augusto Battaglia.
Prima di illustrare alcune delle linee guida che la Regione sta tracciando e le proposte per la sanità nella Tuscia, il consigliere regionale ha voluto fornire dati che evidenziano la drammaticità della situazione, a partire da quello relativo al disavanzo: Mano a mano che i nuovi direttori generali inviavano i rendiconti delle Asl, il deficit ipotizzato per il 2003 e il 2004 si trasformava in una voragine. I preconsuntivi preparati dalla giunta di centrodestra indicavano, per quegli anni, un disavanzo pari a 859 milioni. Dopo la ricognizione effettuata, siamo ad totale di due miliardi e 91 milioni di euro, somma alla quale va aggiunto il disavanzo ipotizzato per il 2005, stimato intorno ai 500 milioni di euro.
Ma la sanità non è solo indebitata. Non è stato avviato quel necessario processo di riorganizzazione necessario a soddisfare la nuova domanda di salute che la società esprime. E peggiorato il rapporto tra la mobilità attiva e quella passiva, con la crescita del numero dei cittadini del Lazio che vanno a curarsi fuori regione. Ciò vale anche per la Tuscia, poiché il 18 per cento dei pazienti emigra, soprattutto in Toscana e in Umbria. Un altro aspetto critico -ha proseguito Parroncini- è il rapporto tra ospedale e territorio. Oggi abbiamo un tasso di ospedalizzazione troppo alto. Nel 2004 lassistenza ospedaliera ha assorbito il 53,4 per cento delle risorse, il territorio il 46,6. Un rapporto, questo, da invertire. In Emilia Romagna, per fare un esempio, si spende il 42 per cento per gli ospedali, il 48 per la prevenzione, per le cure primarie, per la specialistica ambulatoriale, per lassistenza nei comuni e per quella domiciliare. Ancora un dato, che spiega la grande difficoltà nel garantire livelli igienico-sanitari e di comfort adeguati negli ospedali: il tasso medio di vetustà delle nostre strutture è di 140 anni.
Invertire la rotta, dunque, ma come? Il capogruppo dei Ds ha messo dei punti fermi: Dobbiamo trasferire più risorse al territorio, perché un territorio forte significa più prevenzione e meno ospedalizzazione. Investire sui distretti, che hanno un ruolo prezioso nella gestione dei percorsi terapeutici, nellorganizzazione della presa in carico del paziente per una vera continuità assistenziale, quindi nel filtrare i ricoveri e nellarginare le degenze improprie. Potenziare e qualificare i servizi, ponendo attenzione verso le categorie più deboli: rivitalizzare i Sert, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, rafforzare le Rsa, i centri diurni, lassistenza domiciliare. E una scelta precisa, la nostra, opposta a quella del centrodestra.
Parroncini ha insistito sulla necessità di rilanciare lattività dei consultori.
Quanto alla rete ospedaliera, Belcolle deve diventare un vero e proprio ospedale provinciale con prestazioni di alta specializzazione. Nostro obiettivo è la creazione di un Dipartimento di Emergenza di secondo livello. Nel Lazio diventa necessario riequilibrare questi Dipartimenti, adesso tutto è concentrato a Roma. Un Dea a Viterbo -ha sottolineato Parroncini- è essenziale, anche perché grandi vie di comunicazione attraversano la provincia e la nostra fascia costiera registra un forte aumento della popolazione nel periodo estivo. Ormai il problema è non quello di trovare lospedale sotto casa, ma di avere la certezza che, entro un quarto dora dalla chiamata, arrivi lambulanza e, senza perdere tempo, ti porti nel posto giusto, dove ci sono le specialità e le attrezzature adeguate. E, nella rete dei servizi per la quale lavoriamo, ogni ospedale deve avere una precisa vocazione -ha osservato-. No a duplicazioni e a sovrapposizioni.
Il capogruppo dei Ds ha quindi posto lesigenza di far funzionare a pieno regime strumentazioni che nella sanità pubblica sono spesso utilizzate solo 3 o 4 ore al giorno, contro le 15 ore delle strutture private, e della riduzione delle liste dattesa (la Regione si è data lobiettivo di garantire i tempi previsti dalle normative vigenti). E di riportare sotto controllo la spesa farmaceutica (che nel 2004 è stata nel Lazio pari a 1.405 milioni di euro, 438 in più, ben il 32,7 per cento, rispetto al tetto programmato), in primo luogo lavorando insieme con i medici di famiglia sulla appropriatezza delle prescrizioni. Un percorso, questo, già iniziato, per un obiettivo che non contrasta certo -ha detto Parroncini- con labolizione del ticket sui farmaci, un balzello odioso che porta nelle casse della Regione circa 50 milioni di euro lanno.
In sei mesi, la nuova amministrazione regionale non è stata ferma, anzi. Ha avviato lopera di riorganizzazione. Lultimo provvedimento, in ordine di tempo, è stato, due giorni fa, il testo unico, approvato dalla giunta, nel quale si fissano i requisiti minimi che le strutture sanitarie devono possedere, regole precise e rigorose. Contemporaneamente, il consiglio regionale ha nominato i nuovi vertici dellAgenzia di Sanità Pubblica. E dalle prossime settimane si metterà mano al Piano Sanitario Regionale. Un lavoro complesso, una grande responsabilità: quella di creare un sistema sanitario che funzioni, veramente solidaristico e universale. Dobbiamo farcela, per rispondere alle tante sacrosante aspettative, ha concluso Parroncini.