Sig. Presidente della Camera dei Deputati, Autorità civili, religiose e militari, Magnifici Rettori, Colleghi Docenti, Colleghi del Personale tecnico-amministrativo, Studenti, Signore e Signori, porgo a tutti Voi il benvenuto nell'Università degli Studi della Tuscia, qui nel nuovo Auditorium della Facoltà di Lingue, da poco inaugurato.
Desidero in primo luogo rivolgere il saluto dell'Ateneo e il mio personale ringraziamento al Presidente della Camera dei Deputati, On.le Pier Ferdinando Casini, che, accettando il nostro invito, ha inteso onorare questa solenne cerimonia con la Sua presenza.
Sono certo di interpretare in questo momento il vivissimo apprezzamento e la gratitudine profonda delle Istituzioni di Viterbo, sig. Presidente, per questa Sua partecipazione a un Evento che, come proverò a dire, non è solo una festa della nostra Università ma anche una comune celebrazione del Territorio tutto. Grazie Presidente, e grazie anche ai Vertici istituzionali per le parole pronunziate nei loro indirizzi di saluto.
Un cordiale saluto poi a tutti i gentili Ospiti e, in particolare, un sentito ringraziamento ai Colleghi Rettori e ai Delegati provenienti da diverse Università italiane per la Loro partecipazione a questa solennità. Infine, un grazie del tutto speciale all'amico Piero Tosi, Rettore dell'Università di Siena e Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane il quale, con l'intervento odierno, reca al Venticinquennale il saluto del mondo universitario nazionale, un sistema a cui ci sentiamo profondamente legati nel sentimento di reciproca e solidale amicizia, a orgogliosa difesa delle antiche prerogative dell'Accademia. Si festeggia oggi a Viterbo il Venticinquesimo anno accademico dell'Università della Tuscia.
L'Ateneo, dopo aver ricordato in passato il Decennale e il Ventennale dalla sua istituzione, intende celebrare, con tutto il rilievo che merita, il lungo percorso didattico che, dall'ormai lontano anno accademico 1980-1981, ha segnato il progresso della nostra comunità educante costituita dalla lunga linea degli studenti, dei docenti, del personale tecnico-amministrativo, la linea di coloro che hanno imparato, insegnato, lavorato nella Tuscia. Didattica e ricerca, come in ogni Comunità accademica, hanno rappresentato gli elementi qualificanti della nostra breve storia.
Per questo motivo la celebrazione del Venticinquennale si accompagna a una serie di importanti eventi espositivi e dibattiti scientifici (iniziati lo scorso 23 settembre) che si snodano nella Città di Viterbo lungo una mappa ideale, incentrati tutti sulle tematiche dell'uomo e dell'ambiente. Divulgazione e ricerca hanno percorso e stanno percorrendo l'antico cuore medioevale della Città, di Viterbo 'Città universitaria', quello stesso cuore medioevale che vide nella seconda metà del Duecento sostare a più riprese lo Studium della Curia Papale. Il valore simbolico dell'Evento non è legato solamente a una fredda ricorrenza di date, quanto, piuttosto, alla celebrazione collettiva di quei valori che da sempre contraddistinguono lo Studium Universitatis.
Un universo al quale, giusta l'etimologia del termine, insieme guardiamo come a un supremo punto di riferimento fondato sul principio della libertà: libertà di conoscere, libertà di sapere, libertà di apprendere. E la libertà, infatti, accanto alla solitudine, è il principio cardine dell'idea humboldtiana dell'università (Freiheit und Einsamkeit), quell'idea intramontabile che Wilhelm von Humboldt collocò, verso la fine del '700, alle fondamenta della prima Università moderna tedesca nella città di Berlino, quella stessa idea alla quale ancor oggi quanti operano nel mondo universitario, giustamente, non sembrano voler rinunciare per alcun motivo.
Educare alla libertà e alla ricerca significa innanzitutto offrire ai giovani, che saranno i quadri del futuro, l'unico reale strumento traverso cui affrontare le sfide di una società sempre più complessa, articolata e competitiva. Significa anche riunire questi stessi giovani, spesso persi e dispersi nel labirinto post-ideologico della modernità, imbrigliati dalle vuote dinamiche di una gigantesca società della comunicazione che, purtroppo, non comunica più nulla; significa riunirli, dicevo, nel comune valore della scienza e del libero sapere.
L'art. 33 della Costituzione della nostra Repubblica ha sancito questo valore della libertà della scienza e dell'insegnamento riconoscendo alle singole Università il potere di darsi autonomi ordinamenti. Ed è proprio lungo queste direttrici di autonomia che - sin dall'inizio si può dire - si è snodato il percorso della giovane Università della Tuscia, un itinerario che, seppur breve, è stato scandito da traguardi importanti, da molti successi e da un costante e progressivo sviluppo. Un itinerario di cui siamo legittimamente fieri ma che non abbiamo affrontato da soli.
Non stiamo infatti celebrando solo i venticinque anni accademici del nostro Ateneo ma anche i venticinque anni della cooperazione tra questo Ateneo ed il Territorio, una cooperazione che è andata consolidandosi con il passare del tempo e che ha consentito il raggiungimento di traguardi e obiettivi qualificanti e ragguardevoli sul piano nazionale e anche internazionale.
Una sinergia solida e proficua sostenuta con entusiasmo e determinazione da tutti gli attori coinvolti, una sinergia che si intende mantenere e rafforzare anche nel futuro. Una sinergia - voglio sottolinearlo - di cui siamo grati a tutti coloro che a vario titolo sostengono l'Università, Enti pubblici come la Regione, la Provincia, il Comune, la Camera di Commercio, ed Istituzioni quali la Fondazione Ca.Ri.Vit., da sempre vicina all'Ateneo. Una grande soddisfazione è stato il riconoscimento tributatoci anni fa (per la precisione il 25 febbraio 2002) dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il quale, nella Sua allocuzione alle Istituzioni del Territorio viterbese, ebbe modo di osservare: "Viterbo offre anche una nuova prova dell'importanza degli Istituti universitari come sorgente necessaria di vitalità per una città, per una provincia: purché si stabilisca, come so che si è qui stabilito, un rapporto operativo felice, costruttivo, tra l'intera area e l'Università."
L'Università della Tuscia è sorta come Università 'libera'. Fu costituita nel 1969 grazie al Consorzio della Libera Università della Tuscia, attuato tra Provincia, Comune, Camera di Commercio e Cassa di Risparmio di Viterbo, e presieduto inizialmente dal Prof. Gilberto Pietrella e successivamente, in qualità di commissario straordinario, dal Dott. Mario Moscatelli, entrambi in sala, che saluto cordialmente. Tenacemente voluta dalle Istituzioni politiche locali, l'Università statale venne istituita con legge 3 aprile 1979, n.122, la stessa legge che diede vita alle Università di Roma Tor Vergata e di Cassino, nostre sorelle alle quali, tramite le persone dei Rettori, rivolgo qui un augurio affettuoso. Il primo Statuto fu emanato con D.P.R. 1 luglio 1980, n. 549.
Lo Statuto di autonomia è dell'agosto 1996 con numerosi interventi successivi: le ultime regolamentazioni didattiche e amministrativo-contabili risalgono a due anni fa. Inizialmente venne attivata la sola Facoltà di Agraria (l'unica nel Lazio) con i due corsi di laurea in Scienze Agrarie e Scienze Forestali. Il 7 luglio 1981 nel Palazzo dei Priori si inaugurò ufficialmente il primo anno accademico dell'Università della Tuscia, l'a.a. 1980-1981, per l'appunto venticinque anni accademici fa.
Nel 1982, terminato il mandato del Comitato tecnico-amministrativo del quale facevano parte, tra gli altri, il prof. Girolamo Arnaldi e il prof. Franco Maria Cordelli, il Corpo Accademico elesse Rettore il Prof. Gian Tommaso Scarascia Mugnozza. Il Prof. Scarascia Mugnozza, professore emerito della nostra Università, ordinario di Genetica agraria, Accademico dei Lincei, Presidente dell'Accademia delle Scienze, personalità scientifica di fama internazionale è stato il vero Fondatore di questo Ateneo, lo ha governato ininterrottamente per quasi un ventennio conducendolo a quei risultati lusinghieri che soli hanno consentito l'ulteriore crescita e il successivo sviluppo dell'Università della Tuscia. A lui, da poco festeggiato con tutta la solennità e la riverenza debite per il suo ottantesimo genetliaco, va il tributo di gratitudine e di riconoscenza dell'Università della Tuscia.
Successivamente all'anno accademico di fondazione la storia dell'Università è stata scandita dall'attivazione di cinque altre Facoltà: Lingue e Letterature Straniere Moderne, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Conservazione dei Beni Culturali (allora la prima in Italia), Economia. La Facoltà più giovane è la Facoltà di Scienze Politiche, creata nel 2002, che celebra in questi giorni il suo primo triennio di attivazione. La progressiva crescita delle Facoltà dell'Ateneo ha condotto a un forte incremento dell'utenza studentesca, più che triplicata dall'anno accademico 1990-1991; oggi l'Università conta quasi undici mila studenti, con conseguente aumento delle entrate derivanti dalle tasse che sono passate da un equivalente in euro di 3,4 milioni nel 1998-1999 ai 5,8 milioni dello scorso anno accademico. La crescita quantitativa delle Facoltà e degli studenti è stata affiancata da una crescita dell'offerta formativa.
La riforma degli ordinamenti con l'adozione dell'architettura formativa che ha introdotto il sistema del '3+2' ha subito ulteriori modifiche con il D.M. 22 ottobre 2004 n.270. L'Università della Tuscia con le sue sei Facoltà per il prossimo anno accademico offre all'utenza studentesca n. 20 corsi di laurea e n. 24 corsi di laurea magistrale. Sono stati attivati dieci corsi di Master, sette di primo livello e tre di secondo caratterizzati da un elevato contenuto didattico e formativo e in grado di assicurare ai frequentanti un'alta qualificazione professionale spendibile sul mercato del lavoro. L'offerta didattica di terzo livello, programmata in coerenza con l'attuale offerta formativa (vedi art. 2, co. 1 del D.M. n. 224/99) e con le linee di ricerca sviluppate all'interno dell'Ateneo, si incentra per l'a.a. 2005-2006 sull'attivazione di 15 corsi di Dottorato di Ricerca.
A breve questa offerta sarà oggetto di un processo di razionalizzazione - delineato nel Piano di programmazione del sistema universitario relativo al triennio 2004-2006 (art. 17, commi 2 e 3) - che prevede la trasformazione dei corsi di Dottorato in Scuole. Fa piacere rilevare che la politica adottata in materia dagli Organi di governo dell'Ateneo è stata premiata nel 2005 dal M.I.U.R. con un'assegnazione per borse di studio post lauream incrementale rispetto all'anno precedente (+ 33%).
Nel campo della ricerca, oltre alla formulazione di diversi brevetti, si segnalano in questi ultimi anni risultati molto positivi nel settore delle entrate, incrementatesi sensibilmente (dai corrispondenti 2,8 milioni di euro del 1998 ai 5,7 del 2003, ai 6,0 del 2004). Consistenti risorse sono state assegnate all'Università su fondi C.N.R., P.R.I.N., F.I.R.B., F.I.S.R., U.E., MI.P.A.F. Ulteriori risorse provengono da prestazioni per conto terzi e da convenzioni con altri Enti pubblici e privati.
L'Università ha attualmente in essere 45 convenzioni per dottorati di ricerca e 10 in corso di stipula. Oltre alle convenzioni stipulate direttamente dai dipartimenti (l'Università ha promosso un forte decentramento a favore delle strutture dipartimentali) l'Ateneo ha sottoscritto 48 convenzioni-quadro per la collaborazione scientifica, didattica e di ricerca con Enti pubblici e privati e 50 accordi con Università di tutto il mondo.
Un decentramento dell'offerta formativa su base regionale equilibrato e, aggiungo, opportunamente difeso in sede ministeriale a tutela della programmazione effettuata dai Comitati regionali di coordinamento (cosa non sempre avvenuta), è certo uno strumento importante di crescita e di sviluppo, tanto più se si opera all'interno di una rete che vede la Regione protagonista a tutti i livelli. E' un indirizzo che, mi pare, l'Amministrazione regionale sta giustamente perseguendo e incentivando. Viterbo 'Città universitaria' è anche 'Città di militari'.
Le due Città si identificano e si sovrappongono nei corsi di "Scienze organizzative e gestionali" che vedono il nostro Ateneo impegnato, attraverso diverse convenzioni, a fornire i necessari percorsi formativi alle tre 'Accademie dei Marescialli', quella dell'Esercito (dal 1998) e, da quest'anno, quelle dell'Aeronautica e della Marina. Un fiore all'occhiello dell'Università della Tuscia che si è così trasformata in poco tempo in un vero e proprio Centro di formazione polivalente per le nostre Forze Armate di cui si prevedono a breve ulteriori interessanti incrementi. Un fiore, inutile dirlo, per l'autorevolezza dei partners e per le positive ricadute sulla stessa Città di Viterbo, di cui siamo orgogliosissimi.
Negli ultimi anni la crescita dell'Ateneo si è accompagnata con un deciso impulso dell'espansione edilizia. L'attuale patrimonio immobiliare dell'Università comprende edifici per una volumetria complessiva di 286.000 metri cubi. La consistenza fondiaria dell'Università è di 47 ettari di cui 40,50 ettari in località Riello e 6,50 ettari all'interno di complessi monumentali situati nel centro della Città.
L'Università della Tuscia si è fortemente consolidata nella Città di Viterbo su due Poli: il Polo scientifico collocato nel Campus Riello, e il Polo umanistico collocato, per lo più, nel centro storico. Dopo il completamento dei lavori del primo lotto di S. Maria in Gradi iniziati nel 2001, sono in fase di ultimazione i lavori del 2° stralcio dello stesso complesso, destinato alla Facoltà di Lingue, in modo da consentire per la fine del 2005 il decongestionamento degli spazi occupati attualmente nel Campus Riello.
E' terminato nel 2002 il restauro del complesso del S.Carlo nel centro storico, sede della Facoltà di Scienze Politiche. E' stato realizzato il Polo Didattico di via Cesare Pinzi a favore delle Facoltà di Scienze MM.FF.NN., di Agraria e di Conservazione dei Beni Culturali e, dal marzo 2004, è stata acquisita gratuitamente l'ex Caserma Palmanova per le esigenze della didattica, in particolare della Facoltà di Economia. Sono iniziati i lavori nelle ex casermette Palmanova da destinare ad aule per la Facoltà di Economia.
E' prevista la realizzazione del progetto del cosiddetto C.I.M.E.-D.I.S.A. Sono stati ottenuti ulteriori locali adiacenti il San Carlo con nuove aule resesi necessarie per l'incremento degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche. Il patrimonio edilizio dell'Ateneo - è giusto ricordarlo - è il frutto di una lunga serie di acquisizioni immobiliari che si sono succedute nel corso dei mandati dei Sindaci Rosati, Ascenzi, Marcoccia e Fioroni. Si segnala inoltre l'attenzione del Sindaco Meroi nei confronti dell'edilizia studentesca; il ruolo dell'attuale Sindaco Gabbianelli è stato fondamentale sia per le procedure connesse con il restauro degli immobili storici che per l'acquisizione della Caserma Palmanova e della nuova Foresteria dell'Ateneo al San Carluccio.
Le stesse risorse finanziarie che hanno consentito l'espansione edilizia dell'Ateneo sono dovute in buona misura al sostegno di personalità che si sono adoperate in tal senso: mi limito a ricordare, oltre all'ex-Ministro Luigi Berlinguer, che stipulò con l'allora Rettore Scarascia Mugnozza l'accordo di programma per Gradi, gli interventi più recenti, rispettivamente del Ministro Ortensio Zecchino, del Senatore Ugo Sposetti e del Sottosegretario Gianni Letta.
Tuttavia il prosieguo dei piani di sviluppo dell'Ateneo è subordinato all'acquisizione di risorse ulteriori, senza le quali - essendosi pressoché azzerato il capitolo edilizio del M.I.U.R - non ci sarà prospettiva alcuna per la Tuscia. L'Ateneo ha rivolto particolare attenzione ai Servizi per gli studenti.
Sono state realizzate ulteriori infrastrutture presso il C.U.S. a beneficio del tempo libero dell'utenza studentesca e, in accordo con LAZIODISU e con l'Assessorato Regionale all'Istruzione, si sta progettando una serie di servizi integrativi rispetto a quelli già offerti da altri Enti locali (il nuovo Commissario, prof. Danilo Monarca, intende incentivare soprattutto i servizi di assistenza sanitaria); è stato appena stipulato un accordo di rilievo con il Co.Tra.L per intensificare collegamenti dedicati con il Comune di Orte, il più vicino ed importante snodo ferroviario (i collegamenti rappresentano notoriamente un punctum dolens del nostro Territorio).
In ultimo, l'aspetto più delicato o, se i Colleghi Rettori qui presenti lo preferiscono (di sicuro lo preferiscono.), più dolente: i finanziamenti. L'Università, in particolare l'autonomia delle Università Statali, sta attraversando in questi ultimi anni momenti particolarmente difficili a causa, da un lato, di un quadro finanziario incerto e inadeguato rispetto alle esigenze di sviluppo della didattica e della ricerca, dall'altro, di un contesto normativo che sembra voler vincolare se non addirittura comprimere l'autonomia stessa. E' inutile nasconderlo.
La stessa applicazione del cosiddetto "nuovo modello" di ripartizione del F.F.O. ( D.M. 24 maggio 2005) con le connesse procedure del riequilibrio non è esente da gravi problemi che rischiano di penalizzare irrimediabilmente le Università collocate in contesti socio-economici fragili. Certo è che il rischio che paventiamo è quello di dover cedere porzioni sempre più ampie di autonomia in cambio di saltuari incrementi del fondo ministeriale a fronte dei costanti aumenti stipendiali del personale.
A meno di non rivalersi, ovviamente, sulle tasse studentesche con grave incidenza sui bilanci delle famiglie. I tempi sono maturi, ormai, per realizzare una riforma dei meccanismi di trasferimento delle risorse statali agli Atenei, introducendo da un canto valutazioni, incentivi e disincentivi e liberando al tempo stesso risorse all'interno di ciascuna Università in direzione dello sviluppo e dell'incremento dei servizi. I tempi - lo ripeto come lo ha ripetuto tante volte la C.R.U.I. - sono maturi. Un elegante eufemismo per dire che lo spettro della paralisi o del collasso del sistema delle autonomie universitarie è appena dietro l'angolo.
L'ammontare del F.F.O. annuale, che pur presenta nel tempo un andamento crescente a conferma della buona salute del nostro Ateneo (è passato da 30,3 milioni di euro a fine 1999 a 37,0 nel 2005 con un aumento pari al 22 %), non copre gli incrementi delle spese fisse che l'Amministrazione deve sostenere, in particolare di quelle stipendiali del personale che, a decorrere dal 2000 sono a totale carico dei bilanci delle Università. All'interno di un simile quadro normativo e finanziario, come ben sanno i miei Colleghi Rettori, diviene obiettivamente difficoltoso ipotizzare una corretta programmazione del fabbisogno in 'punti organico'.
E' ormai improcrastinabile una rivisitazione (ma che sia finalmente coerente) dell'intero quadro normativo del sistema, ivi compresi i delicati problemi dello stato giuridico dei docenti (ricercatori inclusi) e, soprattutto, del reclutamento dei giovani, una rivisitazione che dovrebbe esser capace una volta per tutte di coniugare processo autonomistico delle Università e giuste esigenze di garanzia delle diverse componenti del mondo universitario con meccanismi obiettivi di verifica e di valutazione del sistema stesso.
Non mi pare, però, di avvertire segnali incoraggianti in questa direzione, anzi precisamente il contrario, visto l'inopinato ricorso al voto di fiducia chiesto al Senato su un testo oggetto di maxi emendamento, ignoto - sottolineo ignoto - alla comunità accademica tutta. Confidiamo sig. Presidente nella Sua alta sensibilità per ristabilire l'opportuno dialogo fra tutti i soggetti coinvolti.
La celebrazione dei nostri primi venticinque anni accademici non può ridursi a una mera rievocazione del passato. Nell'immediato futuro ritengo sia possibile delineare nei termini che seguono gli obiettivi e le strategie di questo Ateneo per valorizzare propri punti di forza e superare le inevitabili criticità:
a) aumentare la capacità di partecipazione ai programmi europei anche mediante il potenziamento delle strutture amministrative interne deputate a fornire informazioni e supporto ai dipartimenti;
b) rafforzare il rapporto con il sistema socio-economico incentivando collaborazioni, partenariati e alleanze stabili, incentivare l'investimento delle imprese nella ricerca e saper trasformare la ricerca in innovazione;
c) accrescere la competitività nei programmi nazionali anche con la creazione di Centri di eccellenza e mediante il ricorso a spin-off; Signor Presidente della Camera, gentili Ospiti, è appena terminato un periodo della nostra giovane storia.
Se ne apre subito un altro, ugualmente impegnativo, ugualmente difficile, ugualmente entusiasmante. Convinti, determinati, tenaci, grazie alla collaborazione di tutti quanti lavorano nella nostra Università - a cominciare dal Prorettore vicario prof. Stefano Grego e dal Direttore Amministrativo dott. Giovanni Cucullo, dai Presidi al Personale docente e tecnico-amministrativo - intendiamo perseverare nella crescita e nello sviluppo, per fare sempre più dello Studium Tusciae un riferimento importante nella realtà formativa e scientifica del nostro Paese.
Sono in chiusura. Lei sa bene, signor Presidente della Camera, che nella migliore tradizione dell'ornatus retorico, dei canoni, cioè, dell'estetica dei discorsi (accademici o politici: non credo vi siano differenze significative) qualunque allocuzione solenne deve chiudersi con una citazione, diciamo così, consona.
Debbo confessare a Lei e a tutti i nostri Ospiti che ho faticato non poco a reperire un testo che fosse all'altezza della nostra Giornata. Una citazione classica? Un autore cristiano? Qualche filosofo? Ho riflettuto a lungo sul momento particolare che tutti noi stiamo attraversando e, insieme, a quel bene che l'Università, giaciglio antico del sapere, ancora è in grado di trasmettere alla società, un bene che si chiama dialogo o, se preferite, si chiama ragione, comprensione, tolleranza.
Al dialogo, oso dirlo sig. Presidente della Camera, si ispira la Sua alta missione istituzionale; al dialogo e alla libera discussione si ispira la breve storia del nostro Ateneo della Tuscia che oggi stiamo celebrando. Ecco allora che mi sono rammentato di alcune frasi contenute in un opuscolo del grande magister Pietro Abelardo, filosofo e teologo all'Università di Parigi nel XII secolo.
L'opuscolo, intitolato Dialogus inter philosophum, iudeum et christianum, è un esempio mirabile di dibattito tra culture: un cristiano, un ebreo, un filosofo - che si dichiara ismailita, dunque musulmano -, disputano liberamente sulle rispettive fedi. Assistiamo così alla prima conferenza interreligiosa della storia occidentale: un documento unico e, capirete, ancor oggi preziosissimo.
Il filosofo musulmano pronunzia parole importanti: «essi [i religiosi fanatici] si vantano molto, perché sembra loro di credere in cose così grandi che non possono essere definite con parole, né concepite con la mente. L'eccezionalità della loro dottrina li rende presuntuosi (quos etiam adeo presumptuosos et elatos facit proprie secte singularitas), al punto che pensano che tutti quelli che non appartengono alla loro fede siano esclusi dalla misericordia divina: proclamano che solo loro saranno beati e tutti gli altri condannati». Ma non voglio indugiare oltre sul testo.
Piuttosto ecco la citazione che Vi propongo: si tratta dell'opinione espressa dallo stesso Abelardo, chiamato a far da giudice nel dibattito tra le diverse fedi. Sua Eccellenza Mons. Chiarinelli perdonerà l'indebita intrusione in ambito testamentario.
«Io credo - dice dunque Abelardo - di poter imparare qualcosa da questo confronto: infatti, come qualcuno dei nostri ricorda, nessuna dottrina è falsa a tal punto che non vi sia mescolato qualcosa di vero, e io penso che nessuna discussione sia così futile da non contenere nessun insegnamento»; Abelardo aggiunge a questo punto un passo tratto dal Libro dei Proverbi che recita: audiens sapiens sapientior erit; intelligens gubernacula possidebit, «il sapiente che ascolta diventerà più sapiente, l'uomo intelligente assumerà la guida». In queste poche battute, sig. Presidente della Camera, Gentili Ospiti, sono racchiusi i valori che hanno guidato e continueranno a guidare la nostra Università.
Nel dialogo e nella ricerca senza posa, perché nulla frivola est disputatio, scrive Abelardo, per far sì che l'intelligenza continui a governare e non prevalga lo sciocco fanatismo.
Auguri all'Università della Tuscia!