Riceviamo e pubblichiamo l'adesione di Riccardo Fortuna, consigliere provinciale di Rifondazione comunista. Ci sembra anche in questo caso opportuno pubblicarla anche come contributo al dibattito che è stato avviato da Anselmi.
- Cari Carlo ed Antonello,
non tutte le critiche che sono state rivolte al testo dell’appello sono campate in aria… mentre quelle rivolte alle vostre persone mi sono molto dispiaciute e mi hanno dato decisamente fastidio.
Il proposito del vostro appello è nobile ed è importante il risultato nella mole delle adesioni. Chi ha un minimo di serenità intellettuale ve ne dà atto, quindi siatene orgogliosi e cercate di non perdere la vostra di serenità.
Da quando ho saputo della vostra iniziativa, il problema che mi sono posto non è stato tanto se aderire, quanto come aderire in maniera non retorica.
Non dico cosa nuova, se osservo che il divario tra le generazioni va aumentando col trascorrere degli anni: ovvero c’è una distanza culturale e una differenza di sensibilità sempre maggiore tra padri/madri e figli.
La mia età e la passione per la politica mi collocano su una lunghezza d’onda piuttosto vicina a quella dei diretti interessati, di quei ragazzi che oggi stanno cercando di costruirsi una coscienza complessiva (e quindi “politica”) dell’esistenza.
Capisco bene e condivido, quindi, le riflessioni del professor Manuel Anselmi, sul rapporto tra un consolidato atteggiamento paternalista e lo sviluppo ad “ali chiuse” della realtà politiche giovanili della nostra terra.
La capacità di inclusione dei partiti rispetto ai giovani è ovunque in caduta libera da anni.
L’associazionismo vero (non quello delle birrerie-associazioni) e il terzo settore sono da noi meno sviluppati che altrove. Il frazionamento della popolazione, su un territorio vasto più della provincia di Roma, rende difficile la creazione di comunità studentesche e giovanili, che trascendano il “muretto” e il “campanile”.
In questo contesto gli adolescenti, che attraverso una ricerca politica, vogliono comprendere ciò che va oltre il loro naso, sono a mio avviso fiori nel deserto.
La politica vera è voglia di incidere nello sviluppo della polis, a cominciare dalle proprie comunità locali. E' sacrosanta aspirazione a partecipare. E' voglia di conoscere se stessi ed emanciparsi attraverso la comprensione delle condizioni esterne, dei “lacci e laccioli”, che tendono a determinarci…
La politica vera è cittadinanza attiva che cerca le vie per autorappresentarsi, per avere sempre più voce e sempre meno bisogno di “politici” e intermediari... la politica vera, cari numerosissimi sottoscrittori dell’appello, mi dite voi che spazi ha?
La percezione prevalente della politica, che il ragazzo medio ha, è quella che viene dalla televisione: quella di un reality show particolarmente noioso.
E’ chiaro che chi non si scoraggia e tenta comunque di avvicinarsi a un campo così fondamentale del sapere, deve fare tutto da se, reinventando con uno sforzo di immaginazione, anche identità politiche piuttosto improbabili.
I giovani che si impegnano attivamente in politica sono in realtà pochi, la maggior parte dei ragazzi mi pare che sia poco interessata, mentre la generazione dei genitori, più spesso, ha un approccio utilitarista o un senso di totale disgusto.
Sbaglia chi, commentando la sua adesione, ha cercato di liquidare gli episodi di violenza come un semplice portato dell’ignoranza… sono più ignoranti di solito gli “indifferenti” degli “estremisti”.
I “politicizzati” della mia generazione non sono ignoranti, il problema a mio avviso sta semmai nell’essere tutti, chi più chi meno, “autodidatti”.
Sono mancate infatti le sedi adatte a trasmettere il vissuto militante, le sconfitte, gli errori e le vittorie civili che, sia pur viste da diverse angolazioni, hanno fondato la situazione attuale.
Aderendo a quest’appello io, e tanti altri, vogliamo in qualche modo superarne l’inevitabile formalismo, per contribuire ad aprire uno spazio di confronto che fino a ieri era impossibile.
Va bene, infatti, che i singoli cittadini aderiscano, ma chi ha cariche istituzionali non se la può cavare così semplicemente… cari amministratori, voi non potete limitarvi ad un’adesione pro-forma, da voi ci si aspetta qualcosa di più. Se volete tornare a casa con la coscienza a posto, ve lo dovete meritare.
Un buon inizio può essere sostenere la proposta del professor Anselmi, riguardo la creazione di un osservatorio sulla condizione giovanile, “che raccolga i loro pensieri, le proposte e sia un primo passo ad una loro partecipazione attiva alla vita democratica di questa città”.
Adesso iniziamo ad aderire coi fatti!
Riccardo Fortuna, ventisettenne.