Riceviamo e pubblichiamo
-Torniamo di nuovo sul tema delle mense scolastiche per ricordare che, convinti che non fosse possibile tecnicamente ottenere un buon pasto coi vincoli di personale (sicuramente troppo alto per una gestione efficiente) e di prezzo fisso del buono pasto, abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici l’autorizzazione, per l’anno in corso, a non usufruire del servizio comunale.
Ciò facendo speravamo in una intelligente e proficua collaborazione da parte dei dirigenti scolastici che ben conoscendo il problema (vedi sciopero del panino dello scorso anno) avrebbero potuto “fare di più” e venirci incontro nell’autorizzarci a portare da mangiare ai nostri bambini mediante la fornitura di pasti caldi a cura di ditte autorizzate all’espletamento al pubblico di tale servizio.
Tale risposta volenterosa e intelligente non c’è stata dai dirigenti scolastici, i quali ci hanno “autorizzato” in via del tutto eccezionale a “ritirare” i nostri bambini alle ore 13 e “riportarli” alle ore 14.
In sostanza, di fronte a una richiesta esplicita di non tenere in ostaggio senza cibo i nostri bambini, ci hanno concesso di farli andare a mangiare a casa. Naturalmente siamo in pochi a riuscire a fare questa cosa ma, malgrado le difficoltà, personalmente sto sperimentando questo percorso tortuoso ed impegnativo, una specie di quotidiana di via crucis, che tuttavia trova soddisfazione piena nel sorriso di un bambino che finalmente può fare un pranzo, dopo mesi di disordine alimentare causato dal problema noto.
Sappiamo che solo da pochi giorni (siamo ad aprile) sono stati nominati dei “controllori” sulla mensa, ma risultati positivi al momento non se ne vedono (ho voluto riprovare lunedì scorso e ho avuto la conferma che niente è cambiato).
Non sappiamo neppure bene che controlli si facciano, ma saremmo curiosi di conoscere la provenienza del cibo (fatture, bolle di consegna o quant’altro), convinti come siamo che il problema mense scolastiche a Viterbo dipenda principalmente dal fatto che la gestione del personale (numericamente imposto seppure a orario ridotto) sia troppo onerosa, costringendo le ditte a risparmiare sul pasto finale (quantità e/o qualità): se una gestione efficiente ha un costo del personale intorno al 30%, è facile immaginare che quando detti costi superano il 60% qualche problema di qualità finisce inevitabilmente sul piatto (dei bambini che torno a ripetere in genere non mangiano quello che portano loro).
Per questo potremmo accogliere con favore l’aumento del prezzo del biglietto, se servisse a svincolare in qualche modo la estrema difficoltà a fornire un pasto accettabile, fermo restando che è ben più pesante il vincolo sul personale, stando almeno a quanto ci riferiscono gli imprenditori di settore che abbiamo contattato per cercare di capire meglio il problema.
Ma quello che vorremmo chiedere è l’affermazione del diritto dei bambini (e delle famiglie) all’autodeterminazione del pranzo. Poiché comunque il maggior prezzo del pasto (in ogni senso) ricade sulle famiglie, ho difficoltà a comprendere le ragioni che ci impongono di sottostare alle decisioni del comune che fin qui si è dimostrato quanto meno disattento (eufemismo) sul problema mense scolastiche.
E non si capisce perché la comunità delle famiglie debba farsi carico degli alti costi di gestione del personale che stando alle notizie giornalistiche sull’inchiesta mense sarebbe pure gonfiato da esigenze politiche, ben oltre le necessità gestionali (se così non dovesse essere ci scusiamo fin d’ora per una lettura “disattenta” o “maligna” delle notizie riportate dalla stampa locale, ma francamente questo abbiamo capito).
In sostanza, perché dobbiamo essere costretti a pagare un biglietto per mangiare qualcosa che ci risulta sgradito e non ci viene offerta la possibilità di convenzionarci, noi famiglie interessate, con una ditta da noi scelta e di nostra fiducia e sotto il nostro diretto controllo?
Perché non possono convivere una mensa comunale (per chi la voglia) con le sue regole e una frutto di autogestione e interamente a carico nostro e sotto la nostra personale responsabilità?
Che garanzie abbiamo per il prossimo anno che chi di competenza avrà fatto un capitolato più “intelligente” dei precedenti, tale da consentire alle ditte di guadagnare onestamente e ai bambini di mangiare? Buone nuove in tal senso non giungono neppure dai candidati elettorali.
In attesa che qualcosa si muova, per l’anno scolastico in corso stiamo continuando a preparare i pasti ai nostri bambini portandoli a mangiare a casa (e riportandoli alle 14 in punto, perché le regole vanno rispettate, non abbiamo dubbi).
Ringraziandola per la cortese attenzione e in particolare per i provvedimenti che vorrà prendere per liberarci da questi vincoli anche per questa fine di anno scolastico, porgiamo distinti saluti.
Giovanni Firmani
(anche a nome di alcuni genitori che hanno aderito alle precedenti iniziative)