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Berlusconi con Marini al Palazzetto dello sport
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Un gruppo di facchini regala un modellino della macchina di Santa Rosa |
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Marini e Berlusconi entrano nel convento delle Clarisse |
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Berlusconi al Palamalè |
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Il Palamalè gremito |
- Divide la scena con Giulio Marini, ma poi il vero protagonista è lui. Silvio Berlusconi.
Il suo comizio a Viterbo è un meccanismo perfetto, preparato nei minimi dettagli. Ci sono le bandiere, ci sono i seguaci, circa tremila al palazzetto dello sport, ci sono tutti i leader locali e regionali di An e Forza Italia, ci sono le telecamere, quelle a circuito chiuso e quelle delle principali tv nazionali.
C’è anche la musica. Ma di quella se ne poteva anche fare a meno. Un’ora e mezza ad ascoltare ininterrottamente l’inno “Azzurra Italia”, in attesa di Berlusconi, mette a dura prova anche il più tenace dei sostenitori.
Il candidato premier del Pdl arrivato alle Terme dei papi in auto. Una breve pausa, quindi la visita a Santa Rosa.
“Ho incontrato suore dolcissime ha raccontato che mi hanno fatto promettere di tornare il tre settembre. Mi hanno dato consigli e me ne hanno anche chiesti. E io ho detto loro, quando uscite la sera, tornate presto”.
Si è informato sul trasporto della Macchina, ma qualcosa già sapeva. Come la benedizione in articulo mortis ai facchini che gli hanno donato un modellino di Ali di Luce. In attesa di vedere quella vera.
Impossibile non toccare l’argomento elettorale per eccellenza a Viterbo: l’aeroporto. “E’ di Viterbo e si farà a Viterbo”. Una risposta a Fioroni che aveva paventato il pericolo che con la destra al governo, lo scalo potesse volare altrove. "Non credete a quello che dicono i nipotini di Stalin. L'aeroporto lo faremo a Viterbo".
L’ingresso al Palamalè è alle 18.11. In ritardo rispetto all’orario previsto e se ne scusa. Il primo applauso non è dei più calorosi. Sarà per l’emozione di trovarsi davanti il leader.
Lui entra a braccetto con Giulio Marini, che subito benedice. “Sosteniamo il nostro candidato sindaco dice Berlusconi ricordo quando dal 1993, allora lavorava in Camera di Commercio, ha iniziato con noi la sua avventura”.
Dopo quindici minuti il candidato sindaco lascia il palco. “Mi vuole guardare in faccia dice Berlusconi come siamo abituati noi.
E’ stato un ottimo senatore, è anche per merito del suo lavoro se la sinistra è andata a casa”.
Nel suo discorso, durato quasi un’ora e mezza, affronta tutti i temi di questa campagna elettorale, dall’Alitalia ai danni del governo Prodi, alle bugie dei Veltroni, la certezza della vittoria, passando per la scelta sbagliata dell’Udc e i pericoli del comunismo.
Senza accantonare la sua passione per le battute. A chi dalla platea reclama per l’acustica non buona, replica: “Che la sinistra non senta scherza non m’interessa”.
Ma anche verso se stesso. “Ho perso il filo del discorso, dev’essere l’età”.
Il popolo delle libertà applaude, sventola le bandiere, lo acclama. Seppure sul finire un po’ l’entusiasmo si smorza.
Si capisce che a loro piace più il Berlusconi ironico di quello che parla dei problemi per arrivare a fine mese.
Lui fa una lunga tirata fino alle 19.30, quando si congeda con la raccomandazione di vigilare sulle votazioni. Perché il rischio brogli esiste.
Ma la sua gente ha fede in lui, tanto che lo striscione di Fi Montalto recita: “Silvio liberaci dal male”. Un nuovo miracolo italiano?