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L'alambicco di Antoniozzi
Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 27 novembre 2008 - ore 0,30
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di Alfonso Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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di Alfonso Antoniozzi
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di Alfonso Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
Centrostorico, l'Unione e... l'amianto
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 27 novembre 2008 - ore 0,30

Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi

- Riflettendo su varie tematiche che riguardano la riqualificazione del centro storico, non posso fare a meno di pormi una domanda: quanti di quelli che prospettano varie soluzioni a questo problema abitano realmente nel centro di Viterbo?

Se a me, che abito in centro, chiedessero quali sono i problemi del Pilastro o del Murialdo brancolerei nel buio più assoluto oppure parlerei solo per sentito dire. 

Invece chi viene a fare shopping con le auto in centro ma poi torna a casa e parcheggia comodamente nel suo garage a Santa Barbara piuttosto che a Paparano, chi varca le mura cittadine solo per portare i figli a scuola, chi viene a fare lo struscio per il Corso il sabato pomeriggio pare sempre avere un'idea chiara sulle problematiche del cuore della città.

Non sarò certo io a negare a chiunque la possibilità di esprimere le proprie idee, e mi fa piacere che tutti si sentano più o meno coinvolti nel problema.

Solo mi piacerebbe che le decisioni che riguardano il centro storico fossero prese insieme a chi nel centro storico ci vive e che le esigenze di questi cittadini fossero considerate come prioritarie visto che, in fondo, si tratta di decidere del loro futuro e della vivibilità dei luoghi che hanno eletto a loro residenza.

Certo, il centro medievale è patrimonio di tutti. Ma vediamo di tenere a mente che non è soltanto un museo a cielo aperto. E' anche, e direi soprattutto, un quartiere in cui vivono e lavorano cittadini che hanno fatto la scelta difficile di abitarlo e che, spesso, si sono anche accollati l'onore e l'onere di ristrutturare e mantenere vivi edifici che altrimenti cadrebbero a pezzi e che nel loro insieme fanno la fama e il vanto architettonico della nostra città.

E allora, perché non organizzare un bell'incontro tra chi ci amministra e noi cittadini che viviamo dentro le mura, per fare in modo che chi è chiamato a decidere su questo tema lo faccia dopo aver ascoltato quali sono i nostri desideri e le nostre speranze? 

Altrimenti il povero centro storico farà la disgraziata fine del teatro Unione. Senza un vero progetto a lungo termine che lo sostenga, affidato alle cure di pochi volonterosi, sfoggiato come un salotto buono, una "sfulinata" in vista delle grandi occasioni, molti inutili restauri limitati alla facciata, assai affascinante all'apparenza ma con parecchio degrado nascosto dietro gli stucchi e i velluti.

E mai una volta che si chieda ai teatranti quali siano i problemi strutturali che lo assillano e come potrebbero essere risolti.

Oh, dimenticavo: in previsione dei prossimi freddi, mi pregio informarvi che durante il montaggio del "Barbiere" mi sono accorto che l'impianto di riscaldamento del teatro è coibentato da lastre credo di amianto che cadono a pezzi e l'aria è convogliata in tubi che, a occhio e croce, si direbbero di eternit... come chiunque sia interessato potrà verificare di persona dato che l'impianto in questione è posto a vista sul palcoscenico, alla destra della porta di carico scene di via Fratelli Rosselli.

Se mai decideste una volta nella vita di spegnere la televisione e andare a vedere uno spettacolo, fossi in voi mi porterei dietro una mascherina filtrante, non si sa mai. 

Anzi, almeno in questo caso, si sa benissimo.

Alfonso Antoniozzi

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