- “La nostra regione ha mancato due impegni fondamentali nel campo della salute, non riuscendo a chiudere in una intera legislatura il problema dell’accreditamento delle strutture private da una parte e dall’altra non avendo provveduto a ridurre il numero, francamente eccessivo, degli erogatori delle prestazioni sanitarie. E questo è il nodo fondamentale da sciogliere se si vuole garantire, nell’interesse di tutti, quella che si chiama l’appropriatezza clinica delle prestazioni”.
Lo ha dichiarato il presidente della commissione Sanità della Regione Lazio, Luigi Canali, intervenendo ad un recente convegno dell’Ordine dei Medici sul tema dell’appropriatezza, in sostanza l’effettiva necessità di una serie di prestazioni relative ad esami spesso molto costosi.
Il convegno dal titolo “Appropriatezza e Health Technology Assessment”, si è svolto sabato 12 dicembre presso la sala conferenze dell’ordine dei Medici di Roma.
Durante il suo intervento Canali ha ricordato come “nell’80 % dei casi gli esami danno esito negativo, fortunatamente per gli assistiti certo, ma con spreco di pubblico denaro”, ed ha esortato la classe medica a “non fondare la propria pratica solo e soltanto su tecnologie di indagine sempre più raffinate, ma ad integrare queste terapie con una più accentuata umanizzazione dei rapporti con il paziente, che spesso si può sentire abbandonato a fredde apparecchiature”.
“Occorre poi una maggiore comunicazione fra medici di base o medici di famiglia, e gli specialisti. Infine, per continuare a garantire l’alto livello di prestazioni che fornisce il sistema sanità del Lazio -ha concluso Canali- bisogna poter applicare concretamente contratti di tipo privatistico anche nel settore pubblico”.
|