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Tribunale - La decisione dei giudici accolta da una pioggia di applausi
Riduzione in schiavitù, scarcerato l'imprenditore
Viterbo - 20 dicembre 2010 - ore 16,45

- Un lungo applauso e lacrime di commozione.

E' stata accolta così la decisione dei giudici che, questa mattina, hanno scarcerato Francesco Marcucci.

L'imprenditore agricolo di Ischia di Castro era finito in manette il 4 novembre 2009, con l'accusa di aver ridotto in schiavitù quattro dipendenti romeni, da lui assunti per dei lavori di pastorizia.

Da allora tutte le istanze di scarcerazione avanzate dai suoi avvocati Alfredo Trotta e Giorgio Fini erano state respinte. Tutte tranne l'ultima, presentata questa mattina, durante l'udienza per il processo a carico di Marcucci e del coimputato Alveno Lotti, denunciato anche lui per riduzione in schiavitù.

Davanti al collegio (presieduto dal giudice Gaetano Mautone, a latere Eugenio Turco e Michele Romano), gli ultimi due testimoni della difesa. Poi, gli imputati, che hanno voluto rendere delle dichiarazioni spontanee.

"Io non ho ridotto nessuno in schiavitù - ha detto Marcucci, con la voce rotta dall'emozione -. Avevo dato ai miei dipendenti una casa. L'avevo ristrutturata poco prima del loro arrivo nella mia azienda. Lavoravano la mattina. Facevano una pausa e riattaccavano il pomeriggio. Ma, nel tempo libero, potevano tranquillamente lavorare per altri imprenditori". Ai quattro romeni, insomma, non mancava nulla. Marcucci ha detto che spesso anticipava loro i soldi della spesa. La carne e il formaggio potevano prenderli dall'azienda. E tre, quattro volte alla settimana il fornaio portava loro il pane.

"Una volta - ha raccontato l'imputato in aula - una mucca aveva pestato un piede a uno dei dipendenti. Io volevo portarlo all'ospedale, ma mi disse che non aveva i documenti e non voleva problemi. Allora mi sono fatto dare una pomata per poterlo medicare".

E' qui che Marcucci si è interrotto. L'imprenditore, al culmine della commozione, non è riuscito a trattenere le lacrime.

Dopo di lui, è stato il turno del suo coimputato Alveno Lotti, che faceva pascolare il bestiame in un terreno di proprietà di Marcucci. Lotti si è limitato a dire di non aver mai notato alcun maltrattamento dei dipendenti da parte dell'imprenditore.

Il processo è proseguito con la richiesta del pubblico ministero Roberto Staffa di ascoltare due ufficiali di polizia giudiziaria. Richiesta che il collegio ha accolto, senza, però, ammettere gli altri testi del pm, che aveva presentato la sua lista in ritardo e via fax.

Solo alla fine dell'udienza i legali di Marcucci hanno chiesto la scarcerazione per "mancanza di indizi di prova". I giudici hanno detto sì e disposto l'immediata liberazione dell'imprenditore. Marcucci è uscito dall'aula tra gli applausi dei familiari, che hanno seguito l'intera udienza col fiato sospeso. Tra loro, anche la figlia dell'imprenditore, scoppiata in un pianto a dirotto quando ha saputo che il padre sarebbe tornato a casa per Natale.

Il processo proseguirà il 22 febbraio. Ma per Marcucci, l'uscita dal carcere è la fine di un incubo. Dopo un anno e un mese trascorso in prigione, l'imprenditore potrà, ora, tornare dalla sua famiglia e passare un Natale sereno.


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