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Tribunale - Operazione Dazio – Le richieste degli avvocati di Scapigliati al giudice
Patteggiamento e revoca degli arresti domiciliari
Viterbo - 30 marzo 2010 - ore 13,30

Scapigliati all'uscita dall'aula, con il consigliere Marcucci
- Udienza lunga e concitata per Massimo Scapigliati.

L'ex caposervizio di Palazzo dei Priori, responsabile per cave, torbiere e pubblica incolumità, si è presentato questa mattina all'aula 5 del tribunale di Viterbo. Accompagnato dai legali del suo collegio difensivo: Marco Russo, Roberto Delfino e Silvia Delfino.

Della sua vicenda si è occuperà il collegio presieduto dal giudice Ernesto Centaro, affiancato da Franca Marinelli e Wilma Passamonti.

La difesa di Scapigliati ha avanzato una richiesta di patteggiamento a tre anni. L'avvocato Russo, inoltre, ha chiesto la revoca della misura cautelare nei confronti del suo assistito, ai domiciliari dal 25 novembre 2009, dopo l'arresto del 30 settembre.

Al posto del regime degli arresti domiciliari, i difensori di Scapigliati hanno proposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

"Perché - come sottolineato dall'avvocato Russo - a nostro avviso non sussistono più esigenze cautelari nei confronti di Scapigliati. La cui posizione non è più grave di quelle di Di Cioccio o di Fatica, dato che al nostro assistito sono contestati tre episodi di concussione in meno, rispetto agli altri imputati. Scapigliati era semplicemente un collettore, che ha trattenuto per sé soltanto qualche euro. Ma il suo ruolo nella vicenda è marginale".

I pm Stefano D'Arma e Fabrizio Tucci hanno fatto sapere che si pronunceranno sulle richieste dei legali di Scapigliati con una nota scritta, che sarà pronta entro due giorni. Una posizione che gli avvocati Russo e Delfino non hanno affatto condiviso.

"Questo non voler fornire il vostro parere, pur conoscendo a memoria la vicenda, è un inutile atteggiamento persecutorio" ha detto, stizzito, l'avvocato Delfino, rivolgendosi ai pm, per poi uscire dall'aula, insieme al suo collega Marco Russo.

Lo stesso collegio, presieduto dal giudice Centaro, è stato chiamato a pronunciarsi sulla questione Di Cioccio, il funzionario della Soprintendenza accusato di concussione.

In aula erano presenti anche gli avvocati di parte civile.

Gli avvocati di Di Cioccio, Giuliano Dominici e Celeste Santannera, hanno presentato una richiesta di patteggiamento analoga a quella avanzata da Giovannino Fatica, il 20 gennaio scorso. In più, Di Cioccio ha acconsentito a versare un doppio risarcimento, di 10mila euro alla Soprintendenza, e di 15mila euro a Giovannino Fatica, dividendo, così, con il coimputato la spesa per il rimborso delle parti civili.

I pm Tucci e D'Arma hanno optato per la confisca di uno degli assegni da 15mila euro firmati da Di Cioccio, accogliendo la proposta di risarcimento alla Soprintendenza e la consegna dell'assegno da 15mila euro a Fatica.

Si attende, ora, la sentenza dei giudici, ritiratisi in camera di consiglio più di due ore fa e ancora impegnati a deliberare.

In giornata si terrà anche l'udienza per gli imprenditori di Celleno Dario e Domenico Chiavarino, padre e figlio, e Giuseppe De Paolis, che compariranno davanti al collegio Pacioni, Romano, Turco.


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