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ll corsivo di Meroi
Caso trans e caso escort, il paragone è impossibile
di Marcello Meroi
Viterbo - 2 novembre 2009 - ore 2,00

Marcello Meroi
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- L'incredibile vicenda che ha avuto come protagonista Pietro Marrazzo induce ad alcune considerazioni: l'ex governatore del Lazio non ha pagato per episodi comunque riconducibili alla sua vita privata e come tale estranei al giudizio di terzi, ma solo per aver ceduto a un ricatto, circostanza che rende incompatibile il proseguimento dell'attività politica.

La sua scelta di dimettersi, dopo aver perfettamente compreso che qualsisi sospensione era di fatto ingiustificata e ingiustificasabile, rappresentava l'unico atto che poteva assumere.

L'assoluta mancanza di solidarietà che il proprio partito gli ha riservato fin dal manifestarsi della vicenda (al di là delle dichiarazioni di maniera plaudenti successivamente al suo senso di responsabilità), ha dato un'immagine plastica del clima interno al Pd, specialmente nella fase più calda della campagna per la segreteria nazionale.

Lo scandalizzarsi di personaggi della sinistra di fronte al linciaggio mediatico cui il presidente è stato sottoposto, manifesta tutta l'incoerenza di un certo mondo politico e pseudo culturale che plaude alla libertà di stampa o vuole combatterne un uso improprio, a seconda dei soggetti passivi interessati alle notizie da diffondere.

Il paragone tra il caso trans e quello escort proposto dal gruppo Repubblica – Espresso, che ha cercato di ributtare la granata esplosiva nel campo avverso tentando un paragone azzardatissimo e impossibile, è miseramente fallito.

Berlusconi non ha infatti accettato ricatti di sorta, difendendo duramente il proprio operato che, censurabile quanto si voglia sotto profili comunque diversi, non ha mai avuto caratteristiche penalmente rilevanti.

Le testate giornalistiche della famiglia Berlusconi hanno rifiutato di acquistare e pubblicare qualsiasi foto o filmato inerente il caso, quando avrebbero invece potuto usare tale materiale per distruggere politicamente un avversario politico di primo piano del Premier.

Proprio lui, al contrario, lo ha avvertito della manovra scandalistica ordita ai suoi danni, invitandolo o a mettersi in contatto con i venditori dei cd o con le forze di polizia, denunciando l'accaduto.

Quest'ultimo fatto, lasciatemelo dire, fotografa una differenza sostanziale tra comportamenti visti e accaduti nella nostra bella Italia negli ultimi sei mesi.

O si vuole sostenere che se al posto di Marrazzo ci fosse stato Berlusconi, non avremmo visto i suoi filmati a reti unificate su Rai Tre, Sky e decine di altre reti private tv, oltre che su Espresso, Repubblica e tante libere e democratiche prime pagine delle testate giornalistiche internazionali di cui Rupert Murdoch è, vogliamo dire... “editore di riferimento”?

Marcello Meroi

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