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Viterbo - Il corsivo di Severo Bruno
Serve un sussulto di civiltà contro la barbarie
di Severo Bruno
Viterbo - 29 settembre 2008 - ore 0,30

Severo Bruno
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- “... La violenza dunque - così estranea alle tradizioni e al costume dei viterbesi - minaccia paurosamente la nostra scuola e la nostra comunità.

Dobbiamo reagire subito, per isolare immediatamente provocatori e violenti e impedire loro di colpire ancora, non solo per il timore delle sanzioni della legge, ma anche per l'esecrazione generale; poi cercheremo anche di curarli dalla loro aberrazione e di reinserirli nella nostra pacifica collettività.

E' un problema arduo, reso angoscioso dalla constatazione che il triste fenomeno è diffuso soprattutto tra le nuove generazioni...”.

Così scriveva il professor Alessandro Vismara sul Messaggero nel novembre 1971 commentando un episodio di squadrismo nei confronti di un ragazzo che “appariva” di sinistra. Lo scritto è compreso nel libro “Cara Viterbo”, Union Printing 1985, che nei mesi scorsi mi è capitato di riaprire dopo qualche tempo.

Leggere quelle considerazioni attualissime ancora oggi, nel 2008, ha prodotto in me uno sconcerto allarmante, come se avessi scoperto che non di una isolata malattia si era trattato, ma dell'inizio di una grave affezione endemica.

Ancora oggi, infatti, siamo scioccati e turbati da episodi di violenza, gratuiti, feroci, consistenti in aggressioni con armi improprie contro un qualsiasi presunto nemico (ieri i maoisti oggi “sinistri” in genere), che non possono essere spiegati se non come dettati dalla esigenza di garantire la coesione del gruppo violento, strumentali ed essenziali per la sua stessa esistenza.

Il professor Vismara invitava tutti noi a reagire subito per isolare provocatori e violenti, ma soprattutto faceva appello alla efficacia di una esecrazione generale da parte della società per dissuadere ed intimorire i violenti.

La riprovazione della società civile contro un sussulto di barbarie inaccettabile.

Dinanzi a un problema che ai giorni nostri è apparso e appare ancora più grave e minaccioso, abbiamo ascoltato con vivo interesse e partecipazione gli accenti usati e i riferimenti fatti dal questore Raffaele Micillo nella conferenza stampa convocata per l'arresto di una dei presunti responsabili delle violenze a San Pellegrino.

Abbiamo infatti udito richiami espliciti ai principi di legalità repubblicana che tanta parte sono della nostra Carta costituzionale.

Ovviamente, il caso in particolare non può essere giudicato prima che una sentenza non ne abbia concluso l'iter, ma un aspetto può comunque interessare tutti noi ed è quello della partecipazione che il questore ha mostrato nell'affrontare il problema delle violenze nelle strade di Viterbo, definite inaccettabili.

Tutti noi semplici cittadini abbiamo tratto un sospiro di sollievo, finalmente l'allarme sociale è sembrato giunto a una sede istituzionale, capace per sua natura di affrontare adeguatamente il fenomeno.

Ora, al di là dell'importanza dell'episodio alla base della operazione di polizia, occorre una nostra partecipazione attiva nel sostenere l'impegno continuo e deciso delle forze dell'ordine nel combattere il ripetersi delle violenze e nel perseguire i responsabili degli episodi già avvenuti.

Per cominciare sarebbe estremamente importante che l'ambiente politico, gli amministratori, i segretari di partito e i semplici militanti di tutti i partiti esprimessero il loro plauso per l'impegno dichiarato di affrontare, senza se e senza ma, tutti i gruppi dediti alla violenza, e lo ribadissero qualora lo avessero già espresso.

Questo consenso deve rientrare in un programma per il futuro, concreto e determinato, per la lotta alla violenza ovunque si manifesti, per le vie della città o allo stadio, nei treni o a scuola.

Nessuna timidezza può essere giustificata in una lotta contro la più seria minaccia che sia mai stata portata alla nostra pacifica comunità.

Severo Bruno

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