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Omicidio di Civita Castellana - Pasquale Rizzello, padre di Marcella, ai microfoni di Tusciaweb
“Non perdonerò mai quell’animale”
di Stefania Moretti
Viterbo - 18 maggio 2010 - ore 4,50


Fotogallery - La casa dell'omicidio - Slide

Fotogallery - Casa dell'omicidio

Fotogallery - Dossier omicidio Rizzello

Giorgio De Vito, l'uomo arrestato per l'omicidio di Marcella
La donna polacca fermata
Marcella Rizzello con la sua bambina Giada e il convivente
Il letto e la casa dove è avvenuto l'omicidio
Un borsa sporca di sangue
Le tracce lasciate dall'omiicida
Il giardino della casa della vittima
Il tinello della casa della vittima
Il cornetto portato dal convivente della vittima
La cucina
La bottiglia ritrovata tra le gambe della vittima
I segni della colluttazione
Gli uomini del Ris in azione
La conferenza stampa dei carabinieri
Luigi Ripani del Ris
Dino Guida comandante provinciale dei carabinieri
Il capitano Sergio Santon, comandante nucleo investigativo
Stefano Leuzzi, comandante dell compagnia di Civita
Il padre della vittima, Pasquale Rizzello
L'avvocato della famiglia della vittima
-“Hanno fatto il massimo per trovare l’animale che ha ucciso mia figlia. Sono grato ai carabinieri”.

C’è un misto di riconoscenza e risentimento nella voce di Pasquale Rizzello. Il padre di Marcella non ha parole per ringraziare le forze dell’ordine. Mentre invece, per descrivere l’omicida di sua figlia, ne usa una sola: “animale”. E lo ripete più volte. Come se non ci fossero altri termini per riferirsi all’uomo che gli ha portato via la sua Marcella.

“Io sono rimasto solo, adesso – dice Pasquale, la solita sigaretta in mano, per allentare la tensione -. Sono rimasto vedovo, nel senso che non ho più una figlia… quell’animale l’ha uccisa. E io non lo posso perdonare. Non lo perdonerò mai. Si può perdonare un animale così?”.

Il signor Pasquale non aveva mai visto Giorgio De Vito, prima. Né la donna polacca fermata, questo pomeriggio dai carabinieri, insieme a lui. Erano amanti, all’epoca, quando Marcella fu ammazzata. E, secondo i carabinieri, sarebbero entrati insieme nella villetta di via dei Latini, la mattina del 3 febbraio, per rubare. Ma Pasquale Rizzello non ne sa niente.

“Io non li conosco – spiega – ho saputo oggi (ieri, ndr), alle, 13,30, del loro arresto. Non li avevo mai visti prima, ed è stato meglio così…”.

Sapere che i presunti assassini di Marcella sono in carcere è una liberazione, per Pasquale, così come per Francesco Vincenzi, il compagno della giovane donna.

Non solo perché, finalmente, dopo tre mesi, si delinea il volto di chi potrebbe aver ammazzato Marcella. Ma anche perché proprio loro, Vincenzi e Rizzello, furono i primi a finire in pasto a un tritacarne mediatico che non dette loro tregua.

Il padre di Marcella fu accusato da certa stampa di sapere cos’era successo, quel 3 febbraio, nella villetta di sua figlia.

Come lui, anche il convivente della donna finì al centro dell'attenzione. E il tutto soltanto per essere stato il primo ad averla trovata cadavere, in un lago di sangue, accanto al letto in cui, fino alla notte precedente, avevano dormito insieme.

Nessuno sapeva che proprio quel giorno, com’era solito fare, Francesco aveva portato la colazione alla sua donna. Un cornetto e un cappuccino lasciati sul tavolo della cucina. Che però Marcella non ha mai potuto assaggiare. La furia omicida si è abbattuta su di lei prima della colazione, mentre era ancora a letto, in pigiama. L’ha presa a tradimento e l’ha finita con una coltellata alla gola, davanti alla sua bambina di 14 mesi.

Da allora, cornetto e cappuccino sono rimasti sulla scena del crimine, per non alterarla. Immobili, dove li aveva appoggiati Vincenzi. Ultima traccia di un amore che se n’è andato con Marcella.


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Civita Castellana - Operazione dei carabinieri
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