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Lettere -Liceo Buratti - Interviene la studentessa Elisa Rotelli che spiega le ragione della protesta
"Eravamo intenzionati a entrare..."
Viterbo 22 novembre 2005 - ore 0,10
Senza Filtro - Lo studente di scuola media Carlo Bigotti,autore dell' articolo pubblicato su Tusciaweb, farebbe bene ad informarsi sugli avvenimenti prima di sparare sentenze.
Sabato scorso, infatti, gli studenti del liceo Buratti avevano deciso di entrare tutti alle 8.14 (essendo il limite orario alle 8.15) come segno di protesta. Erano lì per andare a scuola ma si sono visti chiudere i cancelli in faccia alle 8.12, e hanno reclamato per 5 ore il diritto ad entrare che gli è stato negato deliberatamente più volte.
Il gesto di protesta era stato dettato dagli eventi del venerdì mattina. La preside, il giorno precedente, aveva ragione nel pretendere che gli studenti che si trovavano fuori dall' edificio entrassero in orario, ma chi ha avuto problemi con i pullman o motivazioni serie di altro tipo per il ritardo è stato trattato allo stesso modo di chi si era volutamente attardato. Il grave è che persone, per la maggior parte minorenni la cui responsabilità è dell' istituzione scolastica nella persona dei docenti e del dirigente scolastico, entrate nell' edificio, sono state fatte uscire.
È corretto che un dirigente voglia far rispettare le regole che, insieme ai contenuti disciplinari, rappresentano l' essenza della formazione educativa, ma comunque gli alunni devono avere la possibilità di accedere alla propria scuola e, se si ritiene che possano disturbare le lezioni, li si potrebbe tenere, ad esempio, in aula magna fino allo scadere dell'ora in corso.
Quello che non è stato compreso della protesta di sabato 19 è che chi manifestava lo faceva non per perdere le lezioni di un giorno, perché era veramente intenzione di tutti entrare, ma al contrario per avere la possibilità di frequentare la scuola anche in caso di imprevisti, che vanno debitamente giustificati.
Uno studente in ritardo, una volta per strada, deve quindi decidere di andare in giro per la città perché non gli permettono di partecipare alle lezioni? E' questa la motivazione allo studio e alla responsabilità che la scuola vorrebbe impartirci?
Credo che nel doveroso rispetto reciproco dei diritti e dei doveri sia necessario soprattutto un dialogo onesto, in cui nessuno si trinceri dietro le proprie ragioni senza accogliere le idee e le motivazioni dell' altro tacciandole di malafede e chiudendosi in un'ostinata opposizione.
Naturalmente ciò vale per entrambi le componenti del dialogo ma è ben noto che chi ha una responsabilità direttiva ha anche, molto spesso, la possibilità di veicolare le idee secondo il proprio punto di vista, non dando credito agli organi di rappresentanza democratica degli studenti .
Elisa Rotellini
una studentessa del liceo M. Buratti
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