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Viterbo - Società partecipate - Il corsivo di Severo Bruno
Il deficit ricadrà sulle spalle dei cittadini
di Severo Bruno
Viterbo - 6 ottobre 2008 - ore 0,30

Severo Bruno
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- Tra le preoccupazioni che assillano i viterbesi in questi giorni, un posto di rilievo è occupato dalla sorte delle società già partecipate dal Comune e del loro deficit.

Sono preoccupazioni dirette, vedi dipendenti, fornitori, creditori vari, sia indirette, visto che quel deficit ricadrà prima o poi sulle spalle dei cittadini e visto che i servizi loro affidati dovranno in qualche modo essere svolti.

Sono ragioni di preoccupazione più che legittime, aggravate dalla incertezza sull'entità delle cifre.

A tutto questo devo aggiungere una ulteriore perplessità relativa al deficit e a chi dovrebbe far capo; infatti, se le società erano partecipate dal Comune e da privati, perché il deficit deve riguardare solo il socio pubblico e non anche i privati?

La domanda appare ingenua, ma non lo è del tutto: so benissimo che i privati sono usciti dalla società al primo apparire del debito e che le loro quote sono state acquisite dal Comune ( vedi Cev), ma quando è avvenuto tutto questo?

Quando già il debito era apparso in tutta la sua gravità o soltanto quando minacciava di venir fuori, forse sulla traccia di gravi osservazioni del collegio sindacale? E quando il comune ha riconosciuto un provvidenziale ingente debito, non previsto né autorizzato, che impedì l'azzeramento del capitale?

Tante domande e tanti dubbi che hanno accompagnato le battaglie dell'opposizione nella precedente consigliatura e in quella attuale, nel segno del controllo e della trasparenza. Come tutte le richieste di chiarimenti, presentate e ripresentate in sede di discussione sul bilancio, su tutte le somme corrisposte alle società, nascoste sotto la voce ”investimenti“ per “futuro aumento di capitale”.

Era notorio, invece, che quelle somme erano regolarmente e continuativamente impiegate per il pagamento dei debiti delle società e che ammontavano a cifre annuali superiori al milione di euro.

Attualmente sembra che sia in atto una seria opera di verifica da parte del sindaco Marini, della Corte dei conti e della magistratura.

Attendiamo con grande interesse le conclusioni cui giungeranno, ma certo rimane il rammarico che non sia stato possibile risparmiare alla città l'umiliazione di inchiesta della Corte dei conti su consiglieri e amministratori, di dirigenti sconfessati ecc., oltre ai costi che tutto questo ha comportato.

Sarebbe stato sufficiente, infatti, accettare i consigli e le richieste di chiarimenti da più parti avanzate per evitare o ridurre le conseguenze di scelte sbagliate rendendo pubbliche le difficoltà, invece di arroccarsi su posizioni di chiusura oltranzista insostenibile.

Severo Bruno

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