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- Assenteismo, gli indagati non rispondono.
Non parlano gli otto dipendenti regionali sottoposti a obbligo di firma, nell'inchiesta sull'assenteismo.
Agli interrogatori di garanzia di questa mattina si è ripetuta la stessa scena di sabato, quando gli altri otto indagati, agli arresti domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip Franca Marinelli.
Gli avvocati non hanno presentato una formale richiesta di revoca della misura cautelare.
Solo per uno degli indagati, su richiesta dell'avvocato Roberto Fava, sarebbe stata modificata la misura. Anziché presentarsi alla stazione dei carabinieri di Valentano, l'uomo potrà recarsi in questura prima di andare al lavoro.
"Ci sembrava doveroso - ha spiegato l'avvocato Fava -. La questura è a pochi passi dall'ufficio decentrato del settore Agricoltura, dove il mio assistito lavora. Così potrà entrare in ufficio in orario, invece di perdere ogni volta due ore per andare dai carabinieri a Valentano, dalle 9,30 alle 10".
Gli avvocati hanno pochi giorni per presentare la loro istanza al tribunale del Riesame. Istanza finalizzata a revocare l'obbligo di firma. Ma nella quale, probabilmente, i legali faranno presente la questione dell'inutilizzabilità dei filmati registrati dalla polizia. Gli stessi che documenterebbero il salto del tornello degli indagati e che hanno portato l'inchiesta a una svolta.
Secondo i legali, infatti, per poter visionare le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso, gli investigatori si sarebbero avvalsi di un particolare dispositivo. Il tutto senza chiedere l'autorizzazione del gip.
Una questione che potrebbe far sorgere un dubbio sull'utilizzabilità delle registrazioni e far cadere l'indizio più pesante a carico dei 16 indagati.
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