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Il pm Paola Conti, titolare dell'inchiesta sull'assenteismo
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Fabio Zampaglione, capo della squadra mobile, che ha condotto l'operazione
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Il salto del tornello ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dell'ufficio regionale decentrato del settore Agricoltura
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- Assenteismo, tutti liberi.
Colpo di scena nell'inchiesta sull'assenteismo, aperta dalla procura di Viterbo.
Il pm Paola Conti, titolare del fascicolo, ha presentato al gip Franca Marinelli un'istanza di revoca delle misure cautelari per tutti gli indagati, otto finiti agli arresti domiciliari e otto sottoposti a obbligo di firma.
Motivo: sarebbero venuti a mancare, secondo il sostituto procuratore, i presupposti per un inquinamento delle prove. Ma soprattutto, per una reiterazione del reato, dal momento che gli indagati sono stati "pizzicati" dalle telecamere a saltare i tornelli dell'ufficio regionale decentrato Agricoltura, dove lavoravano, e la possibilità che lo facciano ancora è alquanto scarsa.
La richiesta del pm è stata accolta dal gip, che aveva, in precedenza, rigettato tutte le istanze di scarcerazione formali e informali presentate dalle difese, durante gli interrogatori di garanzia.
Un clamorosa e inaspettata novità che dispensa il tribunale del Riesame dal doversi pronunciare sulla vicenda.
Il verdetto, infatti, era atteso per domani. Ma, visti gli ultimi sviluppi odierni, non ce ne sarà più bisogno. I 16 dipendenti regionali sono liberi a tutti gli effetti.
La loro vicenda giudiziaria era iniziata il 15 dicembre scorso, quando polizia e magistratura hanno illustrato i risultati dell'operazione Jump, dal "salto del tornello" degli impiegati dell'ufficio decentrato regionale Agricoltura.
L'inchiesta partì da una segnalazione anonima alla questura. Dopo il sequestro di una cospicua mole di documenti, Procura e squadra mobile visionarono le registrazioni delle telecamere dell'ufficio.
Dai filmati risultò che i dipendenti scavalcavano i tornelli e usavano i tesserini dei colleghi per farli risultare, comunque, in ufficio.
Quindi, le misure cautelari (oggi revocate) per i 16, accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso.
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