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Viterbo - I primi cento giorni di Marini - Il corsivo di Bruno
Speriamo siano finiti i cannoli di Cuffaro e le fiaccolate
di Severo Bruno
Viterbo - 13 ottobre 2008 - ore 2,30

Severo Bruno
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- Il sindaco Marini e la sua giunta sono alla guida della città di Viterbo da cento giorni, periodo che suona quale primo termine per un bilancio, ovviamente più di previsione che di consuntivo.

Se devo esser sincero, non ho mai riconosciuto eccessivo credito a giudizi riferiti ad un tempo così limitato, specie se dettati da esigenze mediatiche, non sappiamo quanto indotte o spontanee, più che dalla importanza di argomenti e notizie concrete.

Nel caso della amministrazione comunale attuale ancor di più si avverte la difficoltà di parlare e commentare iniziative e programmi avviati, vista la loro totale assenza.

Eppure, eppure qualcosa di significativo è accaduto in questi primi cento giorni, qualcosa di inaspettato che sollecita un commento.

Mi riferisco alla condotta tenuta dal sindaco e dalla sua maggioranza dinanzi alle disastrose notizie provenienti dalle società partecipate, di giorno in giorno più gravi, gravissime perché, dice Marini, inaspettate.

Dinanzi al buco di bilancio, causato da debiti prima sconosciuti, che a tutt'oggi non appare ancora in tutta la sua dimensione, la maggioranza non ha tentato di nasconderne la gravità, non ha dissimulato pagamenti “in conto futuro aumento di capitale”, ma ha ammesso francamente il dissesto, ha confessato di temere per lo stesso comune, insomma ha certificato l'esperienza fallimentare delle società partecipate e della passata amministrazione che le ha usate e non le ha controllate.

E che non fossero solo parole, lo si è capito quando in Consiglio. Si sono sentite difese impossibili da parte degli stessi responsabili di quel fallimento, che fanno parte della stessa maggioranza che li ha così pesantemente accusati.

Questo è un altro aspetto singolare della vicenda.
Il sindaco Marini è praticamente il solo eletto estraneo alla storia delle partecipate, perché nella sua giunta, e nella maggioranza che lo sostiene, tutti o quasi tutti approvarono la politica di sottovalutazione dei risultati economici che le partecipate comunicavano, salvo poi stupirsi ora di fronte a quegli stessi risultati finali.

Lo stupore è giustificato perciò soltanto in Marini, perché gli altri dovevano sapere, certamente sapevano.

Ebbene, ciò malgrado o proprio per questo, la maggioranza ha affrontato il problema seguendo il sindaco e denunciando insieme a lui il dissesto provocato da “altri”.

Nei primi cento giorni del sindaco Marini ho colto questo atteggiamento e ho voluto sottolineare la presa di coscienza che ha comportato, difficile e sofferta credo, ma proprio per questo assai significativa; ma come considerare l'atteggiamento di chi contribuì o provocò quel dissesto, ed ora si accinge a curarlo, magari contribuendo a suggerire soluzioni basate sulla nascita di altre tre società?

Se si tratta di vera rottura con il passato, lo vedremo in seguito, nei secondi cento giorni e poi via via, sperando che la rotta della discontinuità venga confermata e che convinca anche gli attori della spensierata amministrazione precedente.

A proposito conservo qualche dubbio, ma mi voglio augurare che siano per finire a Viterbo i cannoli di Cuffaro e le fiaccolate.
Severo Bruno

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