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Tribunale - Trovato sangue sull'auto dell'uomo che disse di essersi fermato per prestare soccorso
Bimbo massacrato, la madre torna libera
Viterbo - 23 dicembre 2010 - ore 3,05

La chiazza di sangue sulla strada dov'era riverso il bimbo
Una piccola chiazza di sangue del bambino
Le foto scattate dagli inquirenti sul posto
Il capo della squadra mobile viterbese Fabio Zampaglione e il questore Gianfranco Urti durante la conferenza stampa
Il questore Urti
Il capo della squadra mobile Zampaglione
- E' tornata libera V.U.A., la donna nigeriana di circa cinquant'anni accusata di aver massacrato il figlio adottivo di cinque.

Così ha disposto il gip Franca Marinelli, dopo la richiesta di revoca della misura presentata dagli avvocati della donna, Alessandra Zena e Fabio Federico.

Una decisione sulla quale, indubbiamente, ha pesato anche l'esito dell'incidente probatorio.

Le relazioni dei periti del gip, l'antropologa molecolare Elena Pilli (già interpellata per il giallo di Gradoli) e il medico legale Vittorio Fineschi, sono state illustrate venerdì scorso, in udienza.

I dati emersi dalle perizie sovvertono completamente il quadro accusatorio.

Se, infatti, dalle indagini del pm Renzo Petroselli risultava che il piccolo era stato colpito con un corpo contudente, i periti sostengono il contrario. In particolare, dalla relazione del medico Fineschi, si evince che il bambino avrebbe sbattuto contro un oggetto lungo e piatto. Un colpo secco e violento. "Come un frontale con un'auto", ha detto Fineschi. Una frase che il perito non ha detto a caso.

La vera novità affiorata dagli accertamenti, infatti, riguarda proprio il sangue trovato sull'auto dell'uomo che disse di essersi fermato a soccorrere V.U.A. e il bambino. Le tracce appartengono al piccolo.

I fatti risalgono al 2 febbraio scorso. Verso le 19, V.U.A. percorreva la Tuscanese a bordo della sua auto, insieme al piccolo. A un certo punto, il bimbo le chiese di fermarsi perché doveva fare pipì. La donna accostò e il piccolo scese dalla macchina.

Pochi minuti dopo, una volante che si trovava a passare da quelle parti, trovò il bimbo riverso in una pozza di sangue, con accanto la madre adottiva e un uomo che disse di essersi fermato per aiutarli.

Le automobili di V.U.A. e dell'uomo furono sequestrate, per analizzare le tracce di sangue trovate su entrambi i veicoli.

La donna non seppe dare spiegazioni agli agenti. Disse solo di aver fatto scendere il bambino e di averlo trovato, poi, in quello stato. Con il volto tumefatto e una profonda ferita che, dalla fronte, arrivava alla nuca.

Una ricostruzione che non convinse né la polizia né il pm Petroselli. E alla quale si aggiungeva il racconto del piccolo che, in ospedale, mimò su un orsacchiotto le presunte percosse, dicendo all'interprete che traduceva il suo racconto dalla lingua mori (il dialetto del Burkina Faso in cui il bimbo si esprime) di essere stato picchiato dopo una marachella.

Riascoltato successivamente dal gip, in sede di incidente probatorio, il piccolo fu dichiarato inattendibile. Ma quella sua prima testimonianza all'ospedale Belcolle fu determinante per far scattare le manette ai polsi della madre, che finì in arresto per tentato omicidio volontario aggravato.

V.U.A. rimase a Rebibbia fino a ottobre, quando il gip accolse l'istanza di scarcerazione presentata dai suoi legali e dispose i domiciliari. Due giorni fa, la liberazione, su parere favorevole dello stesso pm Petroselli.


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Tribunale - Svolgerà gli accertamenti nell'ambito dell'incidente probatorio
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Viterbo - Il piccolo sarà affidato ai servizi sociali del Comune
Bimbo massacrato, resta in carcere la madre
Viterbo - 12 febbraio 2010 - ore 10,55


Viterbo - Bimbo massacrato dalla madre - Parla l'uomo che lo ha trovato
"Quando l'ho preso in braccio, emetteva solo flebili lamenti"
Viterbo - 12 febbraio 2010 - ore 9,35


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Viterbo - 11 febbraio 2010 - ore 19,15


Viterbo - Polizia - Squadra mobile - Il piccolo è stato sbattuto sull'asfalto
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Viterbo - Polizia - Profonde lesioni alla testa
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