::::: Tutto low cost  Tutto viaggi  Tutto automobili
Logo TusciaWeb
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Roma Nord | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | Gallery| TwTv| Corriere2000|



Una estate fantastica... - Il sociologo Mattioli spiega perché la città ha bisogno anche della kermesse della Provincia
Demonizzare il Festival Barocco è ingiusto
di Francesco Mattioli
Viterbo - 22 settembre 2010 - ore 3,10

Francesco Mattioli
- Caro Galeotti,

partecipo volentieri alla tua proposta di riflettere sulle politiche culturali della Tuscia, perché in passato sono stato assessore provinciale alla cultura e mi sono reso conto dei problemi di cui si va discorrendo in questi giorni.

Partiamo dal dettaglio. Demonizzare il Festival Barocco può essere facile, visti i numeri, ma è anche ingiusto nei confronti di una manifestazione che per lungo tempo ha alzato il livello medio della cultura viterbese ed era apprezzata ben oltre i confini provinciali, con un numero di spettatori più ampio.

Negli anni ’90, anche il concorso internazionale di violino promosso dall’Amministrazione Provinciale era molto quotato e richiamava giovani artisti non solo dall’Italia e dall’Europa, ma anche dall’Estremo Oriente.

Ovviamente in termini di promozione turistica, questo concorso dava poco, ma era un piacere sentir risuonare gli androni del Palazzo di Via Saffi del suono degli artisti che provavano prima di esibirsi di fronte alla giuria: altri suoni, rispetto a certe parole che si sentivano echeggiare tra quelle mura…

Il fatto è che la cultura talvolta non paga ed è troppo aristocratica, troppo elitaria, non buca… e per farlo troppo spesso deve scendere a patti con l banalità e la grossolanità.

Il problema comunque è altrove.

Intanto c’è un discorso di qualità e di quantità. Bisognerebbe capire ad esempio che cosa vuole fare Viterbo da grande; non può correre appresso a tutti gli organizzatori che, non trovando adeguata visibilità nel calderone di Roma, cercano facile gloria in provincia, dove se parli di Pippo e Topolino già sembra che fai cultura.

E ne abbiamo conosciuti di questi imbonitori, di questi avventurieri che pensavano (non del tutto a torto, purtroppo) che i viterbesi avessero l’anello al naso… che venivano a Viterbo a rastrellare quattrini per poi trasferirsi armi e bagagli a Roma non appena si apriva un pertugio nella Capitale, magari con la scusa che i viterbesi non li capivano…

Da anni ripeto che per certi versi la vicinanza di Roma è una iattura per la nostra città, perché da noi arrivano solo i frustuli e le scintille del falò, e d’altra parte è invece una fortuna perché si tratta di un grande bacino di potenziali turisti.

Ecco, allora: Viterbo deve diventare grande, darsi una identità e che sia quella per tutti, e una volta per tutte, a Roma, a Pechino e a Buenos Aires.

Se i soldi sono quelli che sono, occorre cominciare a fare delle scelte: avere fiducia nelle aspettative culturali dei cittadini viterbesi e rinunciare a qualche sagra a favore di spettacoli di qualità; se invece vogliamo finanziare una “magnata” di cavatelli, di salsicce, di funghi, di baccalà, di penne all’arrabbiata, di bistecche e via gustando, basta dirlo e amen. Tutte le scelte sono rispettabili, purché siano coerenti.

Ma non si dica che sagre del genere promuovono l’enogastronomia locale, perché l’enogastronomia è una cosa diversa, e molte di queste sagre sono addirittura la negazione dell’enogastronomia moderna e talvolta persino dell’enogastronomia locale.

Pur tuttavia, mi rendo conto che gli amministratori locali non rinunceranno mai alle sagre, che garantiscono facili raccolti elettorali.

Se è vero che Viterbo non può vivere di sola Santa Rosa, è altrettanto vero che la stessa festa di Santa Rosa non è qualitativamente all’altezza, giacché nei giorni cruciali della festa il trasporto è accompagnato da una fiera di stracci, pentole, collanine e noccioline e preceduto quasi esclusivamente da qualche allegra gozzoviglia e da qualche fuoco d’artificio a buon mercato.

Ma pensiamo alla stessa stagione di Ferento, che pure è uno dei piaceri a cui non dovremmo assolutamente rinunciare: il cartellone di fatto lo fa la Regione, e lo stesso spettacolo te lo puoi rivedere a Civitavecchia, a Tivoli e a Zagarolo, talvolta a prezzi più bassi.

Dice: non ci sono i soldi.

Oppure ci sarebbero, se…? Per esempio, se Roma non si mangiasse gran parte della torta; se alla Pisana non continuassero a trattare le province come un covo di burini che per loro due saltimbanchi sono già troppo; se si facessero scelte di qualità; se si sapessero individuare gli sponsor (quelli veri, non il Bar della Stella o la Fabbrica di Spilli); ecc.

Tuscia Operafestival e Caffeina possono essere fiori all’occhiello, purché evidenzino sempre più la loro qualità, purché sappiano saggiare tutti gli orizzonti, si specializzino evitando i rischi della kermesse estiva, e non guardino troppo al box office.

Altro problema: la professionalità.
Ogni lavoro, da quello del chirurgo a quello dell’operatore ecologico, esige professionalità, conoscenza, competenza, aggiornamento, senza approssimazioni di sorta.

Dico al carissimo amico Fernando Nobili: con trecentomila euro si dovrebbero portare i marziani a Viterbo a vedere un torneo di briscola, non duemilasettecento persone ad ascoltare Bach, e lui sa benissimo di cosa parlo perché ha lavorato con me per cinque anni e abbiamo sbattuto la testa assieme, talvolta, sulla cecità della Regione.

La professionalità deve far fare scelte oculate, sia sul piano culturale che su quello finanziario. Deve saper proporre un “progetto cultura” per Viterbo e per la Tuscia, che sia quello e non si perda in mille rivoli, deve perseguire l’originalità, l’irripetibilità, la peculiarità, sicché il pubblico potenziale non trovi altro né a Trieste né a Trapani e tantomeno a Roma.

Non è facile, ma paga di sicuro. Sanremo ha scelto le canzoni, Salsomaggiore le miss, Taormina e Giffoni il cinema, Viareggio i libri: sto parlando di centri di provincia, non di grandi capoluoghi, a cui Viterbo non ha nulla da invidiare. Se invece vogliamo la sagra del lombrichello, basta che si dica chiaro e tondo, così qualcuno di noi le sere d’estate le passerà fuori provincia e qualcun altro invece si gusterà un bel piatto di pasta.

E tutti vivranno felici e contenti.

Buon lavoro.

Francesco Mattioli


Una estate fantastica... - Il sociologo Mattioli spiega perché la città ha bisogno anche della kermesse della Provincia
Demonizzare il Festival Barocco è ingiusto
di Francesco Mattioli
Viterbo - 22 settembre 2010 - ore 3,10


Il blog del direttore - Basta con le manifestazioni morte - Dopo una estate fantastica serve una politica culturale di livello
Il Festival Barocco? Una boiata pazzesca!
di Carlo Galeotti
Viterbo - 21 settembre 2010 - ore 4,00


Festival Barocco e dintorni - Gian Maria Cervo animatore di Quartieri dell'arte ad Antoniozzi
Caro Alfonso, io vorrei trovare pace ma…
Viterbo - 21 settembre 2010 - ore 3,50


Lettere al direttore - Scrive Fernando Nobili, funzionario dell'assessorato al Turismo, che sottolinea che gli spettatori sono arrivati appena a 2700
Troppi 300mila euro per il Festival Barocco
Viterbo - 20 settembre 2010 - ore 3,00


L'alambicco di Antoniozzi - A proposito di Festival Barocco
Siamo tutti d'un sentimento?
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 17 settembre 2010 - ore 3,50


Viterbo - Il presidente Meroi raccoglie la provocazione di Antoniozzi e si impegna per il 2011 a tornare alla normalità
Un Festival Barocco a scartamento ridotto
di Marcello Meroi - Presidente della Provincia
Viterbo - 16 settembre 2010 - ore 2,45


L'alambicco di Antoniozzi - La kermesse non ha ricevuto finanziamenti e non si farà più
Il Festival Barocco chiude i battenti
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 15 settembre 2010 - ore 2,30


Copyright 2010 TusciaWeb - Chi siamo

Condividi

-