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Il parco dell'Arcionello - Il corsivo di Bruno
Il piano integrato doveva essere revocato, dopo la decisione della Regione
di Severo Bruno
Viterbo - 24 novembre 2008 - ore 1,35

Severo Bruno
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- Del Parco dell'Arcionello conosciamo ormai tutto, dai primi passi in mezzo al bosco insieme ad Antonello Ricci e soci, fino alla promettente ed insperata decisione della commissione regionale sulla perimetrazione allargata.

Con l'aiuto di una aggiornata mail list, cittadini di ogni età, giovani e meno giovani, giovanissimi, famiglie intere, senza distinzioni ideologiche, si autoconvocavano e accorrevano ogni volta più numerosi a salvare l'Arcionello dal cemento, felici di partecipare e di manifestare in quel modo il loro amore per la città.

Fu una bella pagina di spirito civico, di partecipazione e di consapevole ed attiva cittadinanza, festosa, forma nuova di manifestazione politica.

Ebbene, ci risiamo, forse la battaglia non è conclusa.

Il Consiglio comunale infatti ha approvato a maggioranza l'esclusione dal Parco dell'area di Pian di Cecciole, dove dovrebbero sorgere costruzioni per ben 117.000 mc, approvando una perimetrazione diversa da quella approvata in Regione e corrispondente a quella proposta dai privati nel piano integrato.

Ricordo bene che quando fu discusso il piano integrato in Consiglio comunale, un malinteso realismo fece accettare un compromesso per cui una serie di palazzoni a Pian di Cecciole vennero accettati in cambio della cava Anselmi lasciata così come la conosciamo.

Ma è bene anche ricordare che la edificabilità della zona nasceva proprio in virtù della approvazione del piano integrato, non prima. Rimane il dubbio se quel tipo di intervento fosse ammissibile: insomma, siamo proprio sicuri che l'Arcionello e la cava Anselmi fossero aree degradate da recuperare o, al contrario, facessero gola ai costruttori così come si trovavano, proprio per il loro particolare fascino paesistico ed ambientale?

E se non si tratta di aree degradate, perché il Comune ha accolto il piano integrato, concordando con quella valutazione impropria, perché ha reso edificabile quel che non lo era, trattando sulle aree da scambiare e sui volumi da edificare, quando sarebbe stato sufficiente respingere il piano integrato per difetto dei presupposti?

Si dirà che perdiamo tempo a recriminare quanto avvenuto in passato, ma così non è, perché la maggioranza in Comune ha voluto oggi confermare quelle scelte approvando la vecchia perimetrazione ed opponendosi così alla diversa valutazione regionale che comprendeva anche Pian di Cecciole nell'area da tutelare.

Ma tale conferma ha un valore più netto e più grave della decisione iniziale, perché ora quelle aree dell'Arcionello sono state ufficialmente dichiarate meritevoli di tutela per la loro particolare natura paesistica ed ambientale, e quindi non possono più in nessun modo, nemmeno per distrazione esser comprese nel degrado urbano da recuperare!

Perciò il piano integrato non soltanto non doveva esser perimetrato così come avevano chiesto i privati, ma doveva esserne revocata la approvazione precedente per difetto dei presupposti, vista la decisione regionale di costituire un parco proprio per la particolare importanza di quelle aree, intervenuta nel frattempo.

E un altro problema potrebbe sorgere dal possibile conflitto tra le decisioni regionali e comunali, perché nel caso che la Regione reputi opportuno mantenere il Parco con la perimetrazione “virtuosa“, il Comune si troverebbe a dover espropriare quelle aree valutandole come edificabili per ben 117.000 mc per sua stessa decisione, per cui i viterbesi si troverebbero a pagare un conto molto salato, proprio in virtù di quelle decisioni, per giunta prese in contrasto con la Regione.

Altro che recriminazioni sul latte versato, proprio ora lo si sta versando e con pesanti conseguenze. Ad esempio, perché questa così delicata decisione è stata presa ora e d'urgenza, ancor prima di conoscere con certezza l'orientamento definitivo della Regione? Come si vede, le ragioni per una pausa di riflessione vi erano tutte.

Le mie sono tutte perplessità di un non-tecnico che troveranno, sono sicuro e temo, risposte idonee a dissolverle ed a spiegarle.

Mi sembra il caso perciò, caro Antonello, di ripetere al più presto, prima che sia troppo tardi, una escursione a Pian di Cecciole, anche per poi ricordarlo come era, come è ancora. Che ne dici?
Severo Bruno

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