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L'alambicco di Antoniozzi
L'alambicco di Antoniozzi
Il brivido d'avere uno zio Paolo
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 27 luglio 2009 - ore 5,00
L'alambicco di Antoniozzi
Per Michael Jackson ci vuole Valle Faul...
di Alfonso Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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di Alfonso Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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di Alfonso Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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Viterbo - L'alambicco di Antoniozzi
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Centrostorico, l'Unione e... l'amianto
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L'alambicco di Antoniozzi
Il brivido d'avere uno zio Paolo
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 27 luglio 2009 - ore 5,00

Il cantante lirico
Alfonso Antoniozzi
- Tutti abbiamo in famiglia o nel nostro cerchio di conoscenze un parente o un amico imbarazzanti, uno di quelli che vorremmo tanto non invitare alle cresime o ai matrimoni, ma che davvero non si possono lasciare fuori perché ormai fanno parte della nostra famiglia e ci siamo rassegnati.

Chiamiamolo per comodità “lo zio Paolo”.

Ai matrimoni in chiesa, lo zio Paolo si mette a gridare “Claraaaa! Claraaaaa!” un attimo prima dell’elevazione perché ha visto una vecchia fiamma che non vedeva da un sacco di tempo e si becca l’occhiataccia del prete, mentre tutta l’assemblea si gira come un sol uomo a guardarlo e la sposa, che è la nipote, vorrebbe tanto scomparire.

Più tardi, al banchetto di nozze, lo zio Paolo si sente in dovere di intonare la strofetta in rima baciata a doppio senso o di raccontare la barzelletta idiota sui carabinieri, dimenticando che il padre dello sposo è maresciallo dell’Arma.

A un pranzo di famiglia, potete contarci che lo zio Paolo dirà alla Lidia “beh, com’è andata la mastectomia?” del tutto dimentico del fatto che il resto della famiglia ha organizzato il pranzo proprio per far dimenticare alla Lidia le sue recenti traversie tumorali.

Lo zio Paolo è uno di quelli capaci di dire “finché c’è vita c’è speranza” a un malato terminale, “allora quando ti sposi?” al cugino palesemente gay, “salutami tanto tua moglie” a chi si è dolorosamente e recentemente divorziato, e di raccontare con dovizia di particolari colore e consistenza dei risultati della sua dissenteria, mentre in tavola c’è la mousse al cioccolato.

Lo zio Paolo, è sempre tanto gentile e non dimentica mai di comperare un fiore per le signore, il che, curiosamente, fa passare in secondo piano il fatto che gli tasti il culo spesso e volentieri.

Lo zio Paolo è anche sempre presente in caso di emergenza: se sei scivolato sul pavimento dell’ingresso perché qualcuno ha dato la cera senza preavviso è il primo a offrirsi di portarti all’ospedale, e poco importa se la cameriera ha dato la cera su indicazione precisa dello zio Paolo, sono il gesto finale e l’amorosa sollecitudine con cui si occupa di te a restare nella memoria.

Lo zio Paolo ha sempre in tasca una soluzione ai tuoi problemi. Spesso non è proprio la soluzione giusta, ma è il pensiero che conta, e poi in molti casi non è che la sua soluzione fosse sbagliata, sei tu che hai capito male, non puoi mica fargliene una colpa.

Lo zio Paolo racconta spesso delle balle colossali, ma il resto della famiglia ormai si è rassegnato e invece di confutare punto per punto le sue affermazioni (“Ma no, zio Paolo, NON sei stato sulla luna!”) preferisce dargli ragione.

Anzi, spesso lo incoraggia: “Davvero? Dai, parlaci della missione Apollo. Ma è vero che sulla luna si galleggia?”. Non è che il resto della famiglia pensi davvero che lo zio Paolo sia andato sulla luna, figurarsi. E’ che si fa molto prima a dirgli di sì e tirare avanti, tanto lo zio Paolo fa parte della famiglia e ce lo teniamo così com’è, non c’è niente da fare.

Intendiamoci: non è mica uno stupido lo zio Paolo. Tutt’altro. A modo suo è un genio assoluto, e quelli che lo considerano un cretino lo sottovalutano e sbagliano di grosso. E’ semplicemente, come dire, un personaggio di Alberto Sordi portato all’ennesima potenza. Risulta anche gaglioffamente simpatico.

Non so se anche voi abbiate in famiglia uno zio Paolo.

Io, detto tra di noi e che non mi senta la mamma, preferirei tanto non averne uno.

Alfonso Antoniozzi

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